Il fine anno è sinonimo di festa collettiva, la più grande feste collettiva al mondo, considerata la condivisione ampia del tempo.
Si inizia dalla Nuova Zelanda e si va avanti in un susseguirsi di abbracci e brindisi. Anche nelle case più povere e più sole, avviene un cenno di festa.
Eppure ci sono dei luoghi dove avviene altro e a volte l’altro consiste nella straordinarietà della vita o nel lutto della morte.
In due ospedali del Sud la morte e la vita si sono incrociate, rendendo ancora più emblematico l’evento.
Alla fine dell’anno, all’ospedale Civico di Palermo, alcuni chirurghi hanno eseguito quattro trapianti, con gli organi donati da due donne morte a Napoli.
All’Ismet il fegato di una cinquantenne deceduta per ictus è stato trapiantato ad una ventinovenne di Catania, in lista di attesa.
All’Istituto Mediterraneo il fegato ed il rene sinistro di una donna campana di 58 anni, morta per emorragia cerebrale, sono stati trapiantati in una donna di 54 della provincia di Palermo e su una paziente di 67 anni, sempre della stessa provincia.
Il rene destro della donatrice è stato trapiantato in un uomo di 58 anni della provincia di Cagliari.
Lavori straordinari di equipe mediche che agiscono quando si incrociano i dati di vite che si spengono e vite che si accendono. Una sequenza che non si ferma mai. Nemmeno a Capodanno.
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