Può la cultura di impresa riuscire dove la guerra e la diplomazia hanno fallito? Forse si, ma avendo ascoltato solo una campana è dura dare un giudizio oggettivo. Quello che comunque viene fuori è una testimonianza forte, un bell’esempio di innovazione sociale che passa per il mondo delle imprese e delle startup. Mi riferisco a uno degli ospiti di questa puntata di Start Me Up, Hans Shakur, arabo, che mi racconta di come la scena startup israeliana sia cambiata negli ultimi anni. Se infatti prima tutto si concentrava su Tel Aviv (al punto da essere definita una startup nation) adesso le grandi aziende stanno spostandosi verso le periferie.
Gli arabi – mi spiega Hans – venivano lasciati ai margini di una economia in forte sviluppo con il paradosso che vedeva da un lato tanti arabi laureati disoccupati e dall’altro le aziende in difficoltà per mancanza di personale specializzato. Adesso si tende a essere più inclusivi. Addirittura ci sono incubatori che investono in startup composte solo da team con persone di diversa nazionalità ed etnia. E anche Hans sta facendo la sua parte. Lui ha fondato la sezione di Nazaret di Mobile Monday, un’organizzazione internazionale che riunisce chi lavora ed è appassionato del mondo mobile. Inoltre mi racconta che verrà coinvolto nell’incubatore a cui prima facevo riferimento. Il suo auspicio è quello di creare un ecosistema arabo che dialoghi con quello israeliano: qualcosa di distinto ma connesso allo stesso tempo, in modo da influenzarsi reciprocamente e abbattere così le numerose barriere culturali esistenti. È un processo già in atto mi dice Hans, e lui ne è parte integrante.
Ho incontrato Hans in occasione del Google I/O extended Catania, evento organizzato dal GDG Catania a cui Start Me Up ha fatto da media partner. Uno dei panel del secondo giorno ha visto protagonisti gi altri due ospiti della puntata di questa settimana.
Il primo è Alessandro Cacciato, digital champion di Favara che intervisto in quanto conduttore e autore dell’Edicola dell’innovazione, striscia radiofonica quotidiana che racconta l’innovazione italiana. Oltre all’edizione radiofonica Alessandro cura anche una sezione video in cui intervista chi fa impresa in giro per la Sicilia. Per il Google I/O extended Alessandro ha curato un panel sul fallimento in cui si analizzava il contesto non spesso roseo della Sicilia. Nonostante questo però sono tanti i ragazzi che provano a cambiare le cose, impegnandosi in progetti imprenditoriali che vogliono volare – e di fatto volano – alti.
L’altro ospite è Daniele Lombardo, CEO di Behaviour Labs, startup catanese che impiega la robotica mettendola al servizio della medicina. Importanti sono gli studi che hanno compiuto con vari enti di ricerca sull’autismo, arrivando a risultati di un certo rilievo: la terapia che prevede l’uso dei robot produce un miglioramento permanente nella comunicazione del bambino autistico del 30%. Con Daniele si è parlato principalmente dei progetti su cui la startup è impegnata al momento.
Aldilà della robotica, attualmente Behaviour Labs sta esplorando il mondo della realtà virtuale. Hanno da poco stretto un accordo con il Policlinico di Catania e la LIAF (Lega Italiana Antifumo) per sviluppare una cura contro la dipendenza dalle sigarette. Inoltre stanno lavorando a Niwell, un progetto che sfrutta il coinvolgimento della realtà virtuale per incrementare nell’utente l’utilizzo della cyclette. Avendo l’illusione di essere all’interno di un parco o di un velodromo (tutto virtuale) l’utente dovrebbe ricevere gli stimoli giusti per utilizzare la cyclette, aggiungendo quindi il fattore ludico a un esercizio che spesso viene visto come un obbligo e certamente non divertente. La scommessa è quella di superare la pigrizia grazie alla realtà virtuale. Sarà possibile? Per scoprirlo basterà aspettare qualche giorno, quando l’applicazione verrà messa online in versione beta. Da quel momento anche i più pigri non avranno più scuse.
Due parole su Start Me Up:
C’è un sud in movimento e con Start Me Up lo racconto in radio: un appuntamento settimanale che cerca di mettere in risalto i progetti e le storie di chi scommette sulla propria idea e la porta avanti. Ho scelto la radio perché l’ho sempre reputato il mezzo a me più congeniale ed è quello che permette di creare connessioni con più facilità. Sono di Messina, ma non ho mai immaginato un programma incentrato solo sulla mia città. Sin dall’inizio l’intento era quello di raccontare quello che succede da Roma in giù, cercando di fare rete con le altre città del Sud Italia.
Se fino a un anno fa, conducevo il programma in una radio locale messinese, dallo scorso novembre posso contare sul supporto di Spreaker e Keedra, che mi danno una mano a essere presente con un podcast on-line ogni settimana.