Ho giurato sulla Costituzione Repubblicana per ben tre volte.
Quella Carta è stato il principale riferimento della mia vita e vedo anche per tanti altri italiani che per due anni si sono sfibrati nel tentativo di cambiarla o di difenderla così com’è.
Hanno vinto questi ultimi. Ed è la seconda volta che accade.
Dunque la storia che la Costituzione non funziona finisce qui. Almeno a giudizio del popolo sovrano, che vuole vederla applicata fino in fondo.
Dobbiamo ammettere che la nostra Costituzione ormai vive dentro di noi e si manifesta nei momenti più difficili e belli della nostra Storia.
In essa abbiamo trovato le risposte alle nostre domande.
Abbiamo imparato studiandola, e non solo sfogliandola, che essa va applicata fino in fondo, con pragmatismo ed emozione, per risolvere i problemi concreti delle persone.
Quando ci assegna un diritto, un dovere, un compito o un incarico dobbiamo assolverlo con lealtà ed onore nel solo interesse del Paese.
È tra quelle pagine che abbiamo imparato a lottare contro l’illegalità comune e mafiosa, abbiamo capito così cosa significa fare politica partendo dal basso al servizio delle nostre comunità. E i traguardi che possiamo raggiungere coinvolgendo nella partecipazione tutti gli italiani.
Lì dentro è descritto come uscire dai nostri problemi, per esempio dalla tragedia dell’ILVA di Taranto, nella Costituzione c’è scritto come risolvere il contrasto tra l’interesse nazionale e quello delle popolazioni locali, in quell’equilibrio mirabile costruito da uomini e donne irripetibili, si deve adesso ricavare la visione del futuro dell’Italia.
È la Costituzione che con i suoi contrappesi corregge l’arroganza di chi esercita il potere per se stesso e non nell’interesse di tutti.
E dalla Costituzione definitivamente rafforzata dal plebiscito in suo favore di ieri che dobbiamo ricominciare.
Con rispetto e lealtà, pacificando immediatamente il campo e senza consentire a nessuno di avvelenare i pozzi durante la ritirata, giocando al tanto meglio tanto peggio.