La classe del liceo Manzoni di Caltanissetta, con 42 studenti, quattro dei quali disabili, si candida a mantenere a lungo il “record” di più affollata d’Italia.
Non ne va orgogliosa la dirigente scolastica, Giuseppina Mannino, costretta “ex lege”, a ficcare dentro un’aula uno stuolo di sedicenni che, insieme alle loro famiglie, ha democraticamente scelto proprio quell’indirizzo di studi offerto dal liceo di scienze umane.
“Era impossibile suddividere gli alunni in altre terze classi con altri indirizzi, non potevo dirottare gli studenti su un corso diverso perché non avrei rispettato il loro diritto di scelta”.
Se la democrazia è salva, adesso si pone il problema di come seguire le lezioni e, forse, di come procurarsi una quantità sufficiente d’ossigeno dentro una stanza pensata e costruita per 25 o 30 persone, che è il numero massimo stabilito dal ministero. Ma lo stesso ministero, se da una parte si prende cura di dettare i limiti di capienza, dall’altra chiede fermezza ai propri uffici periferici, che non possono oltrepassare la dotazione organica assegnata a ogni singola regione.
“E’ gravissimo – dice sconsolata la preside – che si sia arrivati a questa situazione”. La seconda classe di terzo anno non è stata concessa dall’ufficio scolastico provinciale a causa dei tagli e della riduzione degli organici disposti dal governo nazionale, e così le due seconde dello scorso anno sono state adesso fuse (i richiami termici non sono fuori luogo) in un’unica terza.
Un altra fusione, sempre all’insegna del risparmio, era avvenuta tempo fa, quando il Manzoni si era legato all’istituto d’arte Filippo Juvara di San Cataldo, comune attaccato a Caltanissetta.
“Noi dirigenti – dice Giuseppina Mannino – veniamo chiamati solo ad attenerci ai numeri, senza tenere conto di nient’altro; a me sta a cuore soprattutto l’interesse delle persone e salvaguardare il diritto allo studio affinché la scuola pubblica funzioni meglio per fornire ai ragazzi competenze necessarie per il loro futuro”.
Un “vasto programma” quello della preside, se è vero, come sottolinea la Rete degli studenti medi della Sicilia, che il tasso di dispersione scolastica nell’Isola è del 24,8%, con picchi del 30% nelle province più disagiate. E affollare le classi non è certo un richiamo ad andare a scuola.
“Non è tollerabile, nel 2014, che uno studente – dice Andrea Manerchia, coordinatore regionale della Rete – debba essere trattato come un pollo in un pollaio”.