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La Calabria non spende i soldi dell’Europa
09 Apr 2014 09:37

Sui fondi Ue i programmi italiani hanno “fatto progressi“, ma “resta molto da fare”, come spiega Shirin Wheeler, portavoce del commissario Ue alle Politiche regionali Johannes Hahn.

Il tempo di fatto stringe. Il traguardo della gestione 2007-2013, col 31 dicembre 2015 quale scadenza ultima per presentare fatture e certificazioni si avvicina, ma il Paese deve ancora assorbire il 48,1% dell’allocazione totale di Fondi europei per lo sviluppo regionale (Fesr).

Secondo i dati aggiornati al 28 febbraio 2014 (e comprensivi della quota di cofinanziamento nazionale), risulta che dopo sette anni dall’avvio della programmazione, la media di spesa è del 51,9%, pari ad un totale di 17,314 miliardi. Questo significa che da qui a fine 2015 occorre accelerare, per assorbire – in meno di due anni – oltre 16 miliardi. In particolare, sulla situazione grava la “capacità di gestione e controllo dei fondi”, che provoca “ritardi”.

A questo proposito la Commissione raccomanda all’Italia di rafforzare – a tutti i livelli – i sistemi di auditing, per una migliore gestione delle risorse. Soprattutto in vista della programmazione 2014-2020. Ma a pesare molto è anche il Patto di stabilità, come sono tornati a spiegare di recente i presidenti di Puglia e Toscana, in missione istituzionale a Bruxelles.

“Un cappio al collo” delle Regioni, come lo ha definito Nichi Vendola. Proprio per sollevare l’Italia dalla pressione del cofinanziamento e permetterle di spendere più velocemente, tra il 2012 ed il 2013, attraverso quattro riprogrammazioni (col ministro Fabrizio Barca prima, e Carlo Trigila poi) la Commissione Ue ha dato l’ok ad una riduzione della quota italiana, liberando 12,1 mld di euro (confluiti nel Piano nazionale d’azione per la coesione). Questo attraverso una progressiva riduzione delle aliquote, che Bruxelles ha fatto salire al 75% e l’Italia ha ridotto al 25%. Con una conseguente diminuzione del numero di progetti.

In particolare, nell’ultimo anno, la riprogrammazione è stata applicata all’allocazione dei Programmi operativi regionali (Por) di Sicilia, Campania e Calabria. Tre Regioni, che tra l’altro, sono supportate da speciali task force a guida italiana, (Campania e Sicilia dal 2012, mentre la Calabria, solo dallo scorso anno) per aiutarle nella spesa.

Da un raffronto di quanto assorbito, si vede che il Por Sicilia ha compiuto passi avanti, passando dal 18,52% del 28 febbraio 2013 al 41,7% dello stesso periodo 2014. Ma se un anno fa l’allocazione finanziaria era di oltre sei miliardi, a febbraio 2014 (proprio a seguito delle riprogrammazioni) è scesa a 4,3 miliardi. Di questi ne restano da spendere 2,5 mld.

L’allocazione del Por Calabria è scesa da circa 2,9 mld a 1,9: di questi ne sono stati assorbiti il 40,2%, quindi resta una sfida da 1,1 mld. Con le riprogrammazioni, l’allocazione del Por Campania (che dispone della quota di risorse più alta del Paese) è passata da 6,2 a 4,5. E se lo scorso anno l’assorbimento era del 17,7%, a fine febbraio del 2014 era pari al 33,7%: la percentuale più bassa tra Por e Pon nel panorama nazionale. Restano da spendere oltre 3 miliardi. Passi avanti arrivano anche dal Programma operativo nazionale (Pon) Attrattori culturali, che dal 24,37% è passato al 41,1%.

Tuttavia, è altresì da notare, che solo l’8,2% (della sola quota europea) è stato effettivamente rimborsato da Bruxelles per questo Pon. A causa di malfunzionamenti di carattere amministrativo, da tempo, la dg Regio della Commissione ha adottato un’interruzione dei pagamenti (e si trova in fase di pre-sospensione), fino a quando il sistema di audit non sarà rafforzato. Lo stesso male grava anche sul Por Calabria, che ha visto l’effettivo rimborso dall’Ue del solo 14%.

In questo caso, la Commissione ha adottato lo strumento della “sospensione” (step superiore all’interruzione). Anche in questo caso il flusso dei rimborsi sarà riattivato solo con la soluzione dei problemi.


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