Elsa Da Costa è uno dei 39 dipendenti licenziati della McDonald’s , “messi alla porta” dalla Napoli Futura srl, società che opera nella provincia Napoli e che gestisce i fast-food del territorio. Una condizione questa che purtroppo riguarda migliaia di aziende su tutto il territorio nazionale e gran parte dei lavoratori che si trovano ad affrontare e a condividere questo stato di precariato e di disoccupazione. Il problema è che Elsa ha molti debiti e un figlio di 10 anni, David, con una forte disabilità dovuta a una rara e terribile malattia all’apparato motorio, la diplegia spastica. Questa malattia porta a una paralisi celebrale che, nello specifico ha colpito entrambi gli arti inferiori, costringendo David a un uso permanente della carrozzina. Purtroppo David è affetto anche da un’ulteriore malattia, la siringomielia, che aggredisce il midollo osseo causando la formazione di continue cisti all’interno della spina dorsale.
Una vita di sacrifici dunque quella di David e della madre Elsa, il cui lavoro le consentiva di guadagnare quanto basta per portare un piatto a tavola per far mangiare il figlio.
Ma lei impiegata nel Mcdonald’s di Piazza Municipio, licenziata per esubero di personale non ci sta. “Mi hanno fatta fuori perché sono iscritta al sindacato”, ha riferito. “La stessa sorte – ha proseguito – è toccata a una mia collega, Alessandra Vitangelo, licenziata perché accusata di un ammanco alla cassa di 16 euro. Non ha fatto nulla di tutto ciò, potrei giurarlo. Lei ha due figli, una ragazzina di 14 anni e un figlio gravemente malato. Ha un appartamento in affitto per il quale deve pagare 550 euro al mese”.
I suoi colleghi intanto, al grido unanime di “Tutti, ma non Elsa”, si sono schierati dalla sua parte.
C’è da dire che se per la nostra Costituzione il lavoro è un diritto riservato a tutti i cittadini, a maggior ragione, allora, dovrebbe esserlo per tutte quelle persone che vivono in condizioni di estrema necessità.
Lascia un commento