Vedere il mio amico Salvatore Borsellino al timone della barca che era stata di suo fratello Paolo mi ha provocato un’emozione indescrivibile. Ricordo ancora l’intervista a Mondello per il nostro libro (Fino all’ultimo giorno della mia vita) in cui mi parlava della piccola imbarcazione:
“Dopo aver firmato l’acquisto della casa, avevo subito chiamato Luigi Furitano, un cugino di Agnese che in questo periodo mi si è avvicinato e ciò mi ha fatto molto piacere, per chiedergli di aiutarmi a trovare una lancitedda, la piccola barca di legno, a remi, utilizzata dai pescatori a cui avrei potuto attaccare il mio piccolo motore da 20 cavalli.
Lui, senza che io ne sapessi nulla, ne ha parlato con Manfredi, che quando ha saputo della casa a Mondello, del mio ritorno, mi ha chiamato e mi ha detto che avrebbe affidato a me la barchetta di vetroresina di suo padre, la barca da cui Paolo fece quell’ultimo bagno il 19 luglio del 1992 a Villagrazia di Carini prima di andare a morire in via D’Amelio. La barca era tirata a secco a Cefalù non so da quanti anni, Manfredi l’aveva fatta rimettere a nuovo ma non l’aveva mai adoperata.
Ora me l’affiderà; essa non è solo la barca con cui, lentamente, solcherò il mio mare per rivederlo tutto, ma è la barca di Paolo, e per me anche questo è uno di quei segnali che per me stanno rappresentando qualcosa di incredibile, che fanno vacillare la mia mente scientifica. Giustifico ciò pensando che tutto è comunque spiegabile, ma che, semplicemente, è al di là della scienza attualmente conosciuta.
Io credo che queste cose, questi segni ci siano, che vadano al di là della religione o della fede 175 che io purtroppo ho perso, sono “cose” che fanno sì che le persone morte continuino a vivere in qualche dimensione e ci possano lanciare dei segnali. Altrimenti non mi spiego come mio nipote Manfredi mi sia stato così vicino in questi ultimi mesi, in questi ultimi giorni; lui mi sta dando segnali che sono certo arrivare direttamente da Paolo, che ci sia Paolo dietro a tutto ciò, dietro alla casa, dietro alla barca, lo stesso Paolo che mi chiedeva sempre «ma perché non torni?» e io ogni volta gli rispondevo «ma perché devo tornare?» Allora non capivo, ora sì: c’è un tempo per ogni cosa“.