Hanno brevettato un materiale adatto alla stampa 3D composto per il 50% da canapulo, una parte della pianta di canapa considerata come materiale di scarto, e per il restante 50% da PLA, un polimero derivato da piante come il mais. Protagonisti Giovanni Milazzo, studente di ingegneria che ha sviluppato questa idea insieme al co-founder Antonio Caruso della startup Kanèsis. Il materiale è stato utilizzato di recente per creare uno dei 5 droni inoffensivi riconosciuti dall’Enac.
Nei giorni scorsi hanno presentato il progetto e tra un mese partirà la campagna di crowdfunding; l’evento è stato organizzato da Sir Canapa, negozio milanese che propone una vasta gamma di prodotti alimentari, cosmetici e di abbigliamento derivati dalla canapa, e che ha organizzato una conferenza per parlare delle applicazioni di questa pianta dal punto di vista industriale ma anche da quello terapeutico con la presentazione della raccolta firme dei Radicali per ottenere una legge sulla cannabis in Lombardia, che si è conclusa superando l’obiettivo delle 5mila firme necessarie.
Ma vediamo un po’ la storia di Kanèsis. La cucina di un terzo piano nel cuore di Catania, in una giornata d’autunno, diede inizio a un’idea che nei mesi a seguire si rivelò essere il fondamento di un progetto destinato ad avere successo. Il 3 aprile, dopo alcuni mesi di studio e confronti, la domanda di brevetto internazionale, relativa alla prima bioplastica derivante dalla canapa, è stata depositata. L’idea, maturata durante un viaggio, iniziava a trovare terreno fertile.
“Kanèsis – spiegano i fondatori – non è un semplice portafoglio di prodotti, ma è il nome di un progetto ambizioso che riunisce tra le più ricettive e creative menti siciliane. Il nostro obiettivo è quello di dare un futuro alla nostra terra che sia basato sulla sostenibilità e sull’attenzione verso l’ambiente. Possiamo sviluppare tutti i prodotti di cui abbiamo bisogno dai campi…questo è il nostro obiettivo! Tutti i settori sono dei potenziali obiettivi, dai combustibili alla bioedilizia, dal biomedicale all’automotive. Noi ci crediamo e cercheremo di fare del nostro meglio per far sì che questa rivoluzione possa concretizzarsi”.
In sostanza “valorizzare le proprietà delle risorse che la Terra ci offre, integrando il ciclo naturale agricolo nei processi produttivi industriali, progettando nuovi materiali e sviluppando nuove soluzioni che apportino benessere alla comunità. Prosperare”.
In un sistema in continuo mutamento, dove lo sviluppo tecnologico ha raggiunto traguardi importantissimi e l’innovazione è all’ordine del giorno, le nostre coscienze, con la medesima rapidità, riacquistano la consapevolezza che il progresso ha oscurato considerando in maniera marginale i danni e il deturpamento della natura e del nostro pianeta con una diretta ricaduta sull’esistenza stessa della specie umana.
In un mondo dinamico che viaggia su flussi di informazione virtuale, Kanèsis si ferma per qualche istante e, guardando al passato, riscopre nei principi della Chemiurgia, idee solide sulle quali fondare e realizzare prodotti e soluzioni per l’industria smart. Un back to basics che punta al presente servendosi delle nuove tecnologie ma col pensiero già rivolto verso una dimensione dove l’industria utilizza solo materie prime agricole e solo risorse rinnovabili e dove l’impatto ambientale è ridimensionato sino a essere impercettibile.
“Kanèsis non è utopia ma realtà – concludono Giovanni e Antonio nella loro presentazione -. E’ fatta di persone che lavorano quotidianamente per suggerirvi un mondo e un modo nuovo di pensare e agire, con l’obiettivo primario di essere rispettosi dell’ambiente e quindi dell’uomo”.