Quando Cassarà mi convocò nel suo ufficio, scuotendo la testa mi riferì che il nostro “capo” gli aveva chiesto se era stato l’agente a condizionare le mie scelte in un’operazione di polizia. Colsi nel viso di Cassarà tutta l’amarezza di questo mondo per la scarsa considerazione enunciata con quella domanda.
Io rimasi impietrito: non una sola parola uscì dalla mia bocca e mi allontanai per rifugiarmi nel mio piccolo ufficio di fronte a suo. Accesi la mia solita sigaretta, allungai le gambe sulla scrivania e portai le mani dietro la nuca, iniziando a fissare la parete di fronte.
E intanto “è stato l’agente a condizionarlo” echeggiava con forza nella mia mente. Oggi, leggendo la vicenda del procuratore di Palermo Messineo, il mio ricordo è ancora vivo, perché trovo analogie con le stesse accuse infamanti che mi furono indirizzate.
Capisco e sono vicino al procuratore Messineo allorquando viene accusato di essere stato “condizionato da Ingroia”. Questa accusa di per sè infamante lo svuota della sua dignità di uomo oltre che professionale. Chiedo scusa se mi sarà sfuggito, ma credo sia la prima volta che leggo di un Procuratore della Repubblica che, nell’esercizio delle sue funzioni, sia accusato di un così grave comportamento. Non ci credo e la prima volta che avrò la possibilità d’incontrarlo, è mia intenzione stringere la mano al dottor Messineo per dimostrarle tutta la mia riprovazione per un accusa meschina e subdola. Ma oramai stiamo passando ogni limite della decenza e mi amareggia come il voto unanime del CSM possa “certificare” ed avvallare accuse di certo provenienti dalla stessa Procura.
Una maledizione grava sulla Procura di Palermo? No! Nessuna maledizione. Tutto ciò avviene ed è sempre avvenuto perchè quell’Ufficio è ed è stato l’ultimo baluardo di lotta alla mafia siciliana, dove la politica ha da sempre desiderato Procuratori e Magistrati “in linea” e soprattutto compiacenti e silenti. Non è vero? Andate a vedere il film delle storia della lotta alla mafia, interpretato da Costa, Scaglione, Chinnici, Falcone, Morvillo e Borsellino e vi accorgerete che loro non erano affatto proni, in linea e compiacenti. Che la Procura di Palermo dia fastidio a molti, oramai è sotto gli occhi di tutti.
E quindi, cari signori del CSM, invece di chiedere il trasferimento di Messineo spostatela nel Trentino Alto Adige, almeno indagando contro gli stambecchi, nessuno avrà poi nulla da ridire; vivrebbero tutti felice e contenti. E Cosa nostra? Diventerà Cosa di tutti. Oppure, cari signori ditelo chiaramente che la Procura palermitana deve essere diretta come gli splendori degli anni scorsi, dove qualche procuratore, di fatto, azzerò il pool antimafia.
È questo che tutti vogliono? Prego signori, accomodatevi e non importa se alcuni magistrati sono stati assassinati, l’importante è che la mafia o pezzi delle Istituzioni collusi vivano in sintonia e soprattutto in santa pace. Quanto male state facendo alla mia Palermo ed ora che ho i capelli bianchi devo assistere impotente alla visione di film già visti in tanti anni. Messineo, viene accusato di aver favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro, Falcone venne accusato dal “corvo” di essere il mandante in concorso con Parisi e De Gennaro, di alcuni omicidi posti in essere dal pentito Contorno. Antonino Di Matteo, PM palermitano, è oggetto di minacce: minacce che non ho esitato a definire, “non provenienti” da Cosa nostra, ma da menti “amiche”. Ingroia, che sta subendo un accanimento mai visto prima.
E tutto questo perché? Perché è stato scommugghiato (scoperchiato) il velo sul depistaggio di via D’Amelio, sulle trattative Stato-mafia e dulcis in fundo, su quattro telefonate.