“Nel febbraio 2007 accompagnai Nicola Cosentino all’Unicredit di via Bari a Roma dove incontrammo il direttore Cristoforo Zara e il cognato Mario Santocchio, imprenditore e esponente del Pdl di Scafati (Salerno). Parlammo esclusivamente di politica, non del centro commerciale ‘Il Principe'”.
È quanto ha affermato l’ex presidente della Provincia di Napoli e attuale deputato del Pdl Luigi Cesaro davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere dove è in corso il processo noto come “Il Principe e la Scheda Ballerina”. Nel processo è imputato l’ex sottosegretario Nicola Cosentino per corruzione e riciclaggio aggravati dall’articolo 7, ovvero dall’aver favorito il clan dei Casalesi in relazione alla costruzione a Casal di Principe del centro commerciale “Il Principe”.
Per gli stessi fatti Cesaro è indagato dalla DDA di Napoli mentre Zara è imputato. Per l’accusa l’incontro a Roma avvenne per parlare esclusivamente del centro commerciale la cui procedura di finanziamento da parte della banca era bloccata da un anno; dopo quella riunione, datata 7 febbraio 2007, in cui Zara avrebbe ricevuto rassicurazioni e garanzie da Cosentino e Cesaro, il finanziamento da 5 milioni di euro fu sbloccato.
Il pm Antonello Ardituro ha chiesto Cesaro se si fosse “mai chiesto perché fare un incontro politico nell’ufficio di un istituto di credito?” Il parlamentare è rimasto in silenzio qualche secondo e ha poi detto: “Non so, era lì solo per accompagnare Cosentino, non ricordo neanche dove era la banca, visto che prendemmo il taxi da Montecitorio durante una pausa dei lavori e Cosentino disse al tassista dove andare”. Ardituro ha chiesto poi a Cesaro se anche i suoi fratelli, titolari di un gruppo attivo nell’edilizia, fossero interessati alla costruzione del Centro commerciale.
“Assolutamente no” ha risposto il deputato; il pm ha mostrato a questo punto un fax datato 24 luglio 2008 inviato da Nicola Di Caterino, allora responsabile dell’Utc del comune di Casal di Principe (imputato nel processo), al dottor Troisi dell’Unicredit e per conoscenza a Cristoforo Zara, nel quale si dava atto della volontà della Vian srl, società che doveva realizzare il centro commerciale amministrata da Caterina Corvino (moglie di Di Caterino), di cedere le proprie quote e di aver intavolato trattative a tale scopo con tre società, tra cui l’Aedes di Milano e il gruppo facente capo alla famiglia Cesaro. “Questo documento è falso” ha affermato l’avvocato Paolo Trofino, difensore di Cesaro, scatenando la reazione del pm. “Lei – ha detto il pm – non si deve permettere di dire queste cose”.