Nella terra dei Parchi i veri indigeni sono gli orsi, specie sui monti e nei paesi semi abbandonati, dove le case stanno in piedi per recintare pollai e ovili, le luci sono spente per gran parte dell’anno, quando e se arriva l’elettricità, e piazze e vicoli si animano solo in estate, quando turisti di ritorno e novelli avventurieri si godono il fresco d’altura, le chiacchiere e la natura selvaggia.
E in Abruzzo “il selvaggio” non è un modo di dire, né solo una proiezione letteraria dannunziana.
Lo sa bene il gruppo di ragazzi che la notte scorsa, poco dopo la mezzanotte, si è visto piombare addosso un orso nelle viuzze della frazione di Frattura di Scanno. Poche case e molti ruderi che dominano il lago e la montagna, nel cuore del Parco nazionale d’Abruzzo.
È qui che l’orso è uscito alla scoperto, quasi a voler capire cosa fossero quelle inusuali voci provenienti dalla piazza, chi stesse disturbando a quell’ora la sua digestione. Perché lui, il plantigrado, poco prima aveva fatto incetta di galline in un pollaio.
E meno male, perché altrimenti la carica fatta nei confronti del gruppetto di giovani avrebbe potuto avere ben altra veemenza e finalità. Invece l’orso si è forse solo spaventato, perché quei turisti d’altura, quando lo hanno visto sbucare in piazza si sono messi ad urlare, generando panico a catena: vistosi in pericolo l’orso ha caricato, i ragazzi sono saliti sugli alberi, le urla hanno svegliato il vicinato, che a sua volta ha svegliato carabinieri e forestale, che a loro volta hanno allertato il Parco e così via. Nel ciclo della vita e dei Parchi, dove la convivenza tra natura protetta e presenza umana è sempre più difficile e stretta, ma anche più affascinante.
L’orso, da queste parti, si vede spesso, tra i boschi, per strada e a volte anche in piazza. In fondo basta saperlo, esserne consapevoli e non urlare generando panico. Nella terra dei Parchi i veri indigeni, in fondo, sono gli orsi.