“Forse c’è un progetto preciso, e cioè che questa terra sia stata abbandonata a se stessa e destinata ad essere un luogo di smaltimento dei rifiuti industriali, e questo disegno cinico prevede anche i morti come costo inevitabile di un modello di sviluppo? Non osiamo pensarlo neppure”.
Lo ha detto il vescovo di Acerra (Napoli), monsignor Antonio Di Donna, nel corso dell’incontro da lui convocato in cattedrale con tutta la cittadinanza e le istituzioni per discutere della situazione ambientale della Terra dei Fuochi, chiedendo alla cittadinanza di “essere sentinelle” del territorio, e di sconfiggere “la rassegnazione”.
“Quando vedi morire i tuoi cari e capisci che non si tratta di un caso, allora dentro si sveglia qualcosa di più forte della rassegnazione – ha aggiunto il presule per poi ricordare il vigile urbano morto lo scorso gennaio divenuto simbolo della lotta all’inquinamento nella terra dei fuochi – ‘Questa è la terra di mio padre e di mio figlio’, diceva Michele Liguori. Si tratta di una sfida immane, ma vogliamo reagire e andare oltre l’emergenza”.
Il vescovo ha sottolineato che sono stati fatti dei passi avanti per cercare di rimediare al “disastro”, sia da parte delle istituzioni locali, che del governo centrale con il recente decreto legge per la bonifica del territorio, ma, secondo l’alto prelato “è ridicolo pensare di poter affrontare una tragedia epocale solo con una manciata di norme e con fondi ridotti all’osso”.
“La situazione si presenta ancora di difficile stima – ha proseguito – e la stessa valutazione del danno è problematica. Recuperare la fiducia non sarà facile, ma non si potrà non partire dal coinvolgimento diretto e attivo della popolazione nei progetti di risanamento ambientale, garantendo il reale controllo della gente: questa è la sola strada che possa permettere di sanare la ferita”.
“La Chiesa farà la sua parte – ha concluso monsignor Di Donna – proponendo, insieme con le altre diocesi vicine, percorsi di educazione alla giustizia ed alla salvaguardia del creato, a partire dagli itinerari di fede dei ragazzi e degli adulti. Anche la scuola deve fare la sua parte così come le famiglie. Ed i cittadini devono vigilare per ridurre il rischio di nuovi scarichi e mettendo in sicurezza i siti censiti”.
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