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Il Sud soffre, ma a piangere è il Nord
25 Lug 2015 08:15

Associazioni criminali, terremoti, frane, inquinamento ambientale, politici spregiudicati, pochi investimenti dello Stato, strade dissestate, scarse strutture di comunicazione, sanità fatiscente. Si potrebbe allungare la lista di righe, ma auguriamo un benvenuto dal Sud, un luogo abituato a convivere con avversità ed in emergenza continua.

Se partiamo dal 1980, troviamo il terremoto dell’Irpinia, che rase al suolo 37 paesi, rase quasi al suolo altri 314 e ne danneggiò 336, fanno quasi 700 borghi disastrati in tre diverse regioni. Tutto da ricostruire.

Tre anni dopo, a Palermo, l’associazione mafiosa Cosa Nostra, uccideva il giudice Rocco Chinnici, inaugurando un attacco diretto al cuore dello stato, proseguito fino alle stragi nei luoghi  d’arte. Una stagione durissima per i siciliani che indusse l’intervento dell’esercito con l’operazione “Vespri Siciliani”. Ma la Camorra non stava a guardare. La guerra tra gli uomini della Nuova Camorra Organizzata e l’associazione criminale Nuova famiglia, produsse anno dopo anno: 71 omicidi, 134, 193, 237, 238 e 114 nel 1984. Totale quasi ottocento morti nella provincia di Napoli. Provocando anni di terrore in cittadini innocenti ed inermi, che assistevano giornalmente ad esecuzioni spietate.

Faccio ora un esempio, che vuole essere l’emblema di mille situazioni analoghe che si vivono al Sud. Sono vissuto in un paese di ampie dimensioni, molto distante da quello che veniva chiamato il capoluogo di provincia. Settantasette chilometri di curve, senza un minimo di superstrada. Una sequenza ubriacamte, indecorosa, indegna di un nazione civile, se si pensa che in casi di emergenza sanitaria, l’ambulanza doveva percorrere un’ora e mezza di curve sovrastanti strapiombi, muniti di solo guard rail. Per anni si è chiesto, da parte dei quindici e passa comuni interessati, di costruire una strada a scorrimento veloce. Dopo quarant’anni di promesse, si è inaugurata la metà di tale strada. Gli altri trenta chilometri sono rimasti intatti, con un valico di mille metri da superare. Appuntamento nei decenni a seguire.

La rete stradale e autostradale al Nord, invece,  è qualcosa di avveniristico. Basta guardare una cartina geografica, per rendersi conto della gigantesca ragnatela di viabilità, costata centinaia di miliardi di euro. Perché questa indecente disparità?

Passiamo all’inquinamento delle zone, perpetrate dalle organizzazioni criminali, dove la cosiddetta Terra dei Fuochi è la capitale e l’emblema. Molte aziende del Nord risultano nella lista dei “clienti”. Ma a prescindere, si è scavato dappertutto al Sud, per seppellire materiali mortali per l’uomo. Siamo diventati la discarica d’Europa, dove il conto lo hanno pagato gli innocenti.

In molte città del Meridione, i cittadini che fanno impresa ed i commercianti, oltre le tasse, sono costretti a pagare a degli sconosciuti, un balzello chiamato volgarmente pizzo. Si dice che tale pizzo, in alcuni luoghi viene imposto anche ai condomini. Cioè ai possessori di una casa.

Quando agli inizi degli anni ’80 la Fininvest iniziò a coprire di antenne il territorio italiano, si accorse che al Sud c’erano zone dove non arrivava la corrente elettrica. Sovente le zone di collina o montagna ne erano sprovviste. Circostanza che capitava rare volte al Nord. Perché?

Si potrebbe continuare con macrosituazioni e piccole osservazioni, ma i libri di economia e sociologia ne sono pieni. Il Sud è sotto emergenza continua, martoriato in ogni sfaccettatura.

Ora la domanda che pongo è questa: perché le genti del Sud continuano a vivere senza lamentarsi?

Me lo chiedo, perché davanti al drammatico tema dell’immigrazione, al Nord, per gli immigrati trasferiti in quel territorio,  piangono, si stracciano le vesti, fanno le vittime. Al Sud nessuno si lamenta. Anzi a Lampedusa, che è la crisi delle crisi, la gente fa le catene umane quando arrivano i barconi, per salvare le vite.

E dunque: perché il Sud soffre ed a piangere è il Nord?

Ma che si rimbocchino le maniche e smettano a fare lo zig zag dei problemi. Se avessero patito quello che ha vissuto il Meridione, nei soli ultimi 35 anni, cosa avrebbero fatto?

Non parlo ovviamente di tutti i cittadini del Nord, ci mancherebbe. C’è tantissima gente di buona volontà fiera e silente a cui va tanto di cappello. Massimo rispetto.

Ma massimo rispetto anche per tutti quei milioni di cittadini del Sud che patiscono le mafie e vengono tacciati di connivenza.

Anzi, vogliamo finirla con questa storiella indecente e ridicola della connivenza?

Ci sono uomini contigui alle associazioni criminali, non associati, ma di gente che in maniera indotta vive il fenomeno. Ma cosa centrano i suddetti con 15.000.000 milioni di cittadini dignitosi, che vengono tirati in ballo nei luoghi comuni e nel qualunquismo, di quattro ubriaconi che fanno discorsi da bettola?

Un appello. La solidità e la capacità di soffrire dei cittadini del Sud, che sia presa come esempio. In questa terribile crisi economica, che il Meridione patisce nei numeri in maniera più devastante, l’atteggiamento è di grande maturità esistenziale.  Nessuno si arrende e nessuno si abbandona ad atteggiamenti puerili o adolescenziali.

Saper accettare la sofferenza è un arte, che al Sud si è appresa in secoli di sopraffazioni.


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