È escalation di violenze nel Sinai, soprattutto nel nord, lungo il confine con la Striscia di Gaza, dominata dagli islamici palestinesi di Hamas e di quello con Israele, stretto nella morsa delle crisi in Egitto, Siria, Libano nordorientale.
Dal giorno in cui il presidente Mohamed Morsi è stato deposto dai militari, il 3 luglio scorso, la conta ufficiale delle vittime tra morti e feriti e’ arrivato a quota 177: 47 persone sono stati uccise in ben 85 attentati, in particolare contro le forze di polizia e l’Esercito. I militari dal canto loro hanno annunciato ieri di aver ucciso in 30 giorni ”60 terroristi”’ e che ”altri 103 sono stati arrestati”.
Il Sinai è da anni nel mirino di al-Qaida, che per bocca del suo leader Ayman Zawahri, capo incontrastato della fazione egiziana che ha scalato l’organizzazione terroristica dopo la morte di Bin Laden, ha accusato gli Usa di aver avuto un ruolo nella destituzione di Morsi. Solo 48 ore fa, le autorità hanno annunciato di aver sgominato due ‘cellule’ di al Qaida che conservavano in un laptop ”istruzioni dettagliate su sabotaggi e attentati in Sinai, firmati da Zawahri”, recita la nota ufficiale.
Destano poi particolare allarme gli attacchi al gasdotto che trasporta gas verso la Giordania: sono ripresi per la prima volta dopo un anno proprio all’indomani del golpe anti-Morsi. A fotografare la situazione critica nella regione, il ritiro dai villaggi della polizia e dell’Esercito, che presidia l’autostrada che collega il valico di Rafah, porta d’ingresso nella Striscia di Gaza, con El-Qantara. Giorni fa, la visita del comandante della II Armata, Ahmed Wasfi, alla sede del governatorato e’ stata annullata dopo un attacco contro una sede dei militari.
A Rafah si concentrano intanto in queste ore quasi 20.000 palestinesi, dopo la chiusura del valico deciso dalle autorità del Cairo. Blocco che durerà almeno fino a domenica. Hamas, al potere nella Striscia, aveva fatto appello a evitare blocchi, a causa della penuria di carburante che ”ha quasi paralizzato Gaza”, affermano fonti.
E proprio Hamas, che è stata accusata di aver inviato un team addestrato per liberare Morsi nel 2011 durante la rivolta anti-Mubarak, con il presidente egiziano divenuto poi grande mediatore del cessate il fuoco nell’ultimo breve conflitto tra Israele e Hamas, potrebbe divenire ora un altro protagonista della partita egiziana.