Con le sue guglie che svettano verso il cielo, quell’aria fiabesca con cui emerge, arroccata sulla roccia, dal verde delle foreste circostanti, che cattura gli sguardi e fa innamorare i passanti dal momento in cui scorge dalla strada principale: è il Santuario di Maria Santissima Addolorata, l’inno d’amore che il Molise dedica alla sua Patrona, e sorge ad un paio di chilometri dal centro storico di Castelpetroso, in provincia di Isernia.
Ha ai suoi piedi gli splendidi borghi e paesini dell’entroterra molisano, così vicini l’uno all’altro da sembrare in cerca di rifugio sotto la protezione di quel Santuario che, come un maestoso ed incantevole castello, li sovrasta. Nel luglio del 2014, in occasione della visita di Papa Francesco, al Santuario di Maria Santissima Addolorata è stato anche riconosciuto lo stato di Basilica minore.
E così, dalla Cenerentola d’Italia, da quel Molise che non esiste, capace di trasformare un tormentone del web in una sorta di brand di promozione turistica con tanto di libro annesso (‘Il Molise non esiste’, appunto, scritto dal giornalista Enzo Luongo), arrivano affascinanti possibilità di escursioni alla scoperta di luoghi ricchi di storia, cultura e tradizioni in cui la Basilica rappresenta la tappa culminante perché capace di racchiudere in sé la bellezza di una “Piccola Lourdes” italiana e quella grandiosità, pur nella semplicità della sua forma, che riecheggia la Sagrada Familia.
La storia della Basilica dell’Addolorata ha inizio il 22 marzo 1888, con la prima apparizione della Vergine, vicino al luogo in cui oggi sorge. Due contadine del posto si affannavano, sulle pendici del Monte Patalecchia, alla ricerca di una pecorella smarrita, quando una delle due si trovò di fronte una visione celeste. Fra le rocce, da una fessura della rupe di “Cesa tra Santi”, si sprigionava una luce abbagliante e, quando si avvicinò, la giovane riconobbe l’immagine di Maria Santissima Addolorata inginocchiata davanti al corpo del Figlio morto, coperto di piaghe, lo sguardo rivolto al cielo e le braccia allargate in atto di offerta.
L’apparizione fece discutere, destando scetticismo tra gli abitanti dei paesi circostanti, ma non fu l’unica. Dieci giorni dopo, si sarebbe ripetuta allo stesso modo, e anche l’altra giovane disse di averla potuta vedere. Il 26 settembre 1888 Monsignor Francesco Macarone Palmieri, vescovo di Bojano, si recò, quindi, sul luogo sacro per “indagare” sulla vicenda ed ebbe la grazia di vedere la Madonna Addolorata così com’era apparsa alle due contadine.
La Vergine si sarebbe manifestata, in seguito, a diversi pellegrini e, nel novembre del 1888, avvenne il primo vero miracolo, quando il direttore della rivista mariana Il Servo di Maria, Carlo Acquaderni, si recò a Castelpetroso con il figlio Augusto, affetto dalla tubercolosi ossea. Il giovane, dopo aver bevuto l’acqua della sorgente situata nei pressi del luogo delle apparizioni, reputata fin da subito prodigiosa, guarì. Fu così che fedeli da tutto il mondo accorsero numerosi per bere da quella fonte ritenuta miracolosa. In seguito a quest’episodio Carlo Acquaderni si fece promotore, insieme al vescovo Palmieri, di una raccolta di fondi per la costruzione di un santuario e, il 28 settembre 1890, venne posta la prima pietra, mentre la consacrazione e l’inaugurazione avvennero il 21 settembre 1975.
Ci sono voluti, quindi, ben ottantacinque anni per ammirare la chiesa nella sua completezza e la tradizione racconta che, proprio nel giorno dell’inaugurazione, ci furono due miracoli: un giovane precipitò dalla rupe senza ferirsi, mentre un altro ragazzo, a cui sarebbe caduta in testa una grossa pietra, non si accorse neppure dell’incidente. Come per Fatima e Lourdes, anche per questo santuario è stata riconosciuta la veridicità degli eventi, confermata da Papa Paolo VI che, già nel 1973, aveva proclamato la Vergine Addolorata di Castelpetroso quale celeste Patrona del Molise.
Progettato in stile neogotico da Francesco Gualandi di Bologna, il Santuario è interamente scolpito in pietra locale e, per il suo stile architettonico, rientra nell’ambito del movimento artistico denominato Gothic Revival. Collocato più a valle perché agevole rispetto al luogo piuttosto impervio delle apparizioni, ha in quel cammino in salita, fino alla cappella sorta dove si mostrò la Vergine, il suo significato progettuale, teso ad esaltare la sofferenza “offerente” di Maria.
La pianta del tempio si presenta dominata dall’imponente cupola centrale, alta 52 metri, che sorregge tutta l’architettura radiale e simboleggia un cuore trafitto da sette spade, i sette dolori di Maria, costituiti dalle sette cappelle. Alzando gli occhi si scorgono i mosaici dei santi più venerati in Molise, più in alto gli Evangelisti e i Profeti.
La struttura esterna slanciata, tipicamente neogotica, trova nel bianco delle pietre con cui è stata realizzata, il colpo d’occhio che, incorniciata tutt’intorno dal verde delle montagne ricoperte di boschi, emoziona i visitatori. La facciata incanta con i suoi tre portali ricamati di mosaici nelle lunette che rappresentano le tappe più significative di Maria: l’annunciazione, la crocifissione del Cristo e l’incoronazione di Maria unita al Figlio, opera della ditta Ferreri e Bacci di Pietrasanta.
Sui rosoni lobati dominano i pinnacoli e l’intero ornato della facciata, opera di artisti della pietra locale, i fratelli Chiocchio di Oratino e i fratelli Pasquini di Pietrasanta, rimanda alle arti antiche dei molisani e alla tradizione del tombolo. Le porte, maestose, in bronzo sono un inno di mariologia.
All’interno, la cappella maggiore è protagonista con il suo antico altare in marmi policromi, chiamato Trono, nel quale si trova il Simulacro di Maria Santissima Addolorata di Castelpetroso e, nelle sette cappelle laterali, è possibile ammirare i dipinti del Trivisonno, raffiguranti scene della vita di Cristo.
L’edificio, costruito vicino al luogo dell’apparizione della Madonna, consente di raggiungere quest’ultimo attraverso il sentiero di 750 metri della Via Matris che risale la montagna e, in 7 tappe, invita a ricostruire la vita di Maria. Ogni tappa è contrassegnata da un’edicola in rame, racchiusa in una nicchia in muratura, che commemora uno dei sette dolori.
Molto interessante dal punto di vista religioso e, al contempo, naturalistico è il Sentiero Tobia, inaugurato da Monsignor GianCarlo Bregantini nel 2011, che consta di undici pannelli di legno, ciascuno dei quali descrive una fase del cammino di Tobia, che sono stati scelti dai giovani scout come i più espressivi del disagio e delle speranze tipiche di ogni giovane.
Il Santuario è un luogo del Molise assolutamente da visitare e da vivere con gli occhi e con il cuore, dal quale proseguire, poi, con una piacevole passeggiata, nel piccolo borgo medievale di Castelpetroso, e continuando con l’itinerario “Il respiro dell’arte”, realizzato nel 2012, che consiglia di fare tappa nel caratteristico borgo di Sant’Angelo in Grotte, nel sito archeologico di Altilia-Sepino e nel Santuario Madonna della Libera di Cercemaggiore.
La struttura maestosa della Basilica dell’Addolorata, con uno spazio capace di ospitare oltre 10.000 fedeli, attira folle di pellegrini, ma anche turisti desiderosi di scoprire il Molise, provenienti da ogni dove.
Don Massimo Mucillo, Rettore della Basilica, assieme alle Suore Serve del Signore e della Vergine di Matarà che si occupano dell’animazione liturgica e della catechesi ai pellegrini, offrono ogni giorno ai visitatori la possibilità di dedicarsi alla preghiera e di ammirare lo straordinario patrimonio artistico e naturalistico circostante usufruendo anche del servizio di ristorazione e alloggio della “Casa di accoglienza del pellegrino”, del centro di accoglienza ed info point “don Nicola Lombardi” che comprende un punto informativo e diverse sale in cui il pellegrino rivive la storia del Santuario, di una sala multimediale in cui il racconto è affidato alla proiezione di un filmato e anche di una “sala mostra fotografica”. Le tante grazie ottenute per intercessione della Madonna Addolorata nel corso degli anni trovano testimonianza nei numerosi ex voto donati dai fedeli come ringraziamento e conservati nella “sala ex voto“.
Ogni giorno, a partire dalle 16,30 circa, vengono trasmessi, in diretta streaming sulla pagina Facebook della Basilica, la Santa Messa e il Rosario meditato così come è possibile seguire le liturgie domenicali. Un Santuario 2.0, quindi, che guarda al futuro facendosi promotore dell’evangelizzazione attraverso i social e che concepisce questa mission come un dono mediatico capace di raggiungere i tanti devoti, anche residenti all’estero, le persone malate, gli anziani e chiunque voglia vivere durante la sua giornata il messaggio mariano.
“Abbiamo visitato tante volte il Santuario di Castelpetroso e siamo molto contenti perché ogni giorno riceviamo le vostre preghiere su Facebook e, non solo il Canada, ma il mondo intero può ascoltare. Ci rende tanto felici seguire il Rosario e la Santa Messa e, anche se siamo tanto distanti, il nostro cuore in questo modo è lì, con la Vergine Maria”. A scriverlo sono Giovanni e Pierina dal Canada e la loro è solo una delle innumerevoli testimonianze d’affetto nei confronti della Basilica e dell’uso che fa dei social, abbattendo i confini e dimostrando quanto la Chiesa sia al passo con i tempi.