Ogni volta che mi imbatto nelle mille contraddizioni del nostro pPaese, ogni volta che subisco, mio malgrado, le profonde disuguaglianze della nostra società, ogni volta che la mia vita si complica un po’ nel pantano scuro della burocrazia non posso non pensare ad una bellissima immagine di Roberto Kusterle* che riesce bene ad esprimere la condizione inquieta di un’intera generazione, quel nostro vivere e lottare dentro un scenario privo di prospettiva, in un orizzonte chiuso dove forte è la percezione che il procedere è una caduta.
Gli indici sono impietosi e c’è poco da star allegri: 40% di disoccupazione giovanile, con addirittura un picco del 51% per le giovani donne del mezzogiorno, una continua e costante erosione di posti di lavoro, una precarizzazione sempre più diffusa e mortificante.
La mia generazione e quella successiva vive ancora nel benessere grazie solo ed esclusivamente all’aiuto della famiglia. Questa è la cruda verità, basta voler davvero guardare.
Quanti di noi potrebbero permettersi di acquistare una casa o addirittura una macchina senza il sostegno dei propri genitori?
Quanti di noi sono davvero economicamente indipendenti? Quando prenderemo davvero coscienza della situazione?.
Fin quando faremo finta che tutto ciò non ci riguarda? Fin quando potrà durare?
Se continueremo a non voler vedere, il salto che ci accingiamo a compiere sarà come quello del tuffatore di Kusterle, un salto nel vuoto, balzo in un buco nero che non potrà non risucchiarci.
E non importa essere preparati, allenati, abituati al vuoto che ci circonda. La voragine che i nostri padri hanno aperto sarà ormai incolmabile e ad eccezione dei soliti privilegiati che troveranno, come sempre, comodi sostegni, fra pochi anni tutti guarderemo con occhi sgranati il fondo del precipizio.
*La foto di Roberto Kusterle appartiene alla serie Ana Kronos (www.robertokusterle.it)
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