Ho trascorso la domenica elettorale con amici cinquantenni esodati ed espulsi dal lavoro.
Con padri che pensano di mandare i figli all’estero, con calabresi che guardano altrove in una terra con troppi rimorsi e rimpianti.
Con il populismo qualunquista non si risolverà nulla (riflettano gli amici che in queste ore vivono la delusione elettorale grillina e della sinistra radicale).
Va aperto un confronto intelligente e propositivo, incalzante e senza respiro con il nuovo governo di Mario Oliverio.
Una guerra di contenuti e proposte possibili contro l’affarismo e il consociativismo dei poteri fortissimi calabresi ha possibilità solo su questa prospettiva.
Da elettore che ha votato Oliverio chiederò conto in questo senso.
Non mi faro mai vincere dall’oblio del “non c’è un niente da fare e me ne frego della cosa pubblica”.
Il presente della Calabria mi riguarda e m’interessa.