A Bagnoli, quartiere di Napoli, c’è il palazzo degli orrori.
Si tratta d’un palazzo pericolante che giace ora instabile su impalcature e contrafforti, attrazione costante per tutti quei ragazzini che ogni giorno s’arrampicano sullo stabile dismesso per giocare.
Un gioco che può valere una vita, per un edificio abbandonato da tredici anni in quelle condizioni: dopo un violento temporale che s’abbattè sul napoletano nel 2001, il fabbricato del pieno centro storico della Città fu spazzato via in gran parte assieme a parecchi immobili pure di via Ilioneo e, da allora, nessun atto di ripristino è stato compiuto.
I lavori di ristrutturazione non sono mai partiti e gli abitanti di Bagnoli hanno paura. E’ quello che s’evince dalle parole della signora Lucrezia, ex-condomina del civico 51, che lancia l’ennesimo grido d’aiuto rammentando con astio parte della vicenda: “Ci hanno ospitato in un albergo per due anni tutto a spese del Comune. Poi ognuno ha dovuto trovare una sistemazione alternativa. Soldi sprecati: si sarebbe fatto prima e risparmiato se si fosse abbattuto il palazzo e ricostruito”.
Dopo tredici anni i residenti di Bagnoli non demordono e continuano a lottare. Dappertutto, nell’edificio, si trovano travi di sostengo invecchiate, polvere e detriti, carcasse di topi e puzza: quel posto, oltre a mettere in repentaglio la vita dei bambini ogni giorno è diventato anche una discarica e un cimitero di animali, oltre che un rifugio di fortuna per immigrati senza tetto.
Il Comune di Bagnoli non ha soluzioni. Le inadempienze della pubblica amministrazione vanno avanti dagli albori della disgrazia, con fondi richiesti e mai sbloccati. Dalla Municipalità di Fuorigrotta-Bagnoli fanno sapere che i fondi stanziati potrebbero non essere sufficienti, viste altre problematiche da risolvere nell’area.
Nel frattempo, la signora Lucrezia e tutti coloro che un tempo abitavano lì, continuano a chiedere aiuto, in lacrime su quei pochi calcinacci rimasti, ove fanno capolino ancora pezzi di mobili e interi sacrifici della vita di tanti.
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