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Il paganesimo nelle segrete stanze del Sud
05 Mag 2015 08:15

Le signorine Casotti, avevano una casa costruita con meticolosità. Era il 1970 e le due donne insegnavano alle scuole medie, l’una italiano e l’altra matematica.

Non sposate, integerrime, riverite, avevano una donna a servizio permanente ed un fattore nei loro campi.

La scuola per loro era tutto e non si occupavano di altro.

Le Casotti avevano un nipote, figlio di una cugina, che iniziò a frequentarle sul far dei vent’anni. La loro casa era stata vieppiù un mistero per tutti, ma non avendo eredi, avevano scelto lui come tale. Scelta meditata e tardiva.

Il giovane si recò a trovarle e finalmente riuscì per la prima volta a superare l’angusta stanza ove ricevevano il prossimo. Ed entrò nel salone, che trovò con sconcerto in una situazione inquietante. I mobili ed i divani erano tutti ricoperti da lenzuola bianche, idem i due tappeti ed al muro emergeva un quadro infagottato da cellofan.

Ma il resto della casa non brillava per trasparenza. Lenzuola e coperture dappertutto.

“Caro Giovanni, noi ci teniamo all’ordine e alla pulizia. Le cose che compriamo le sappiamo conservare. E’ tutto ben sistemato, così quando viene qualche persona importante scopriamo tutto e lo accogliamo degnamente. L’altro giorno è venuto il provveditore agli studi e ci ha fatto i complimenti per il nostro salone. I mobili luccicavano, tutta roba nuova comprata con tanti sacrifici.”

La due donne introdussero il nipote nelle varie parti della casa, come si trattasse di un un’augurazione e stanza dopo stanza arrivarono in giardino. Un pezzo di terra circondato da filo spinato e pieno di strane statue che ambivano ad essere ornamentali..

Giovanni fece finta di apprezzarle e le due donne furono compiaciute.

“Caro nipote, ora che ti abbiamo fatto visitare la nostra casa, ti rimane solo la nostra cappella.”

“Cappella?”

“Si perché noi abbiamo in decenni comprato un centinaio di cappelle votive, che abbiamo tutte chiuse in una stanza del sottotetto. Andiamo.”

Salirono per delle scale scoscese ed arrivarono ad una porticina che le introdusse in un vano non alto ma lungo. Ivi c’era soluzione di continuità di tantissime cappelline con statue della madonna.

Le due donne, appena entrarono, si inginocchiarono e fecero il segno della croce più volte.

“Ecco, loro proteggono le nostre vita. Ad ognuna di esse noi chiediamo qualcosa, infatti vedrai dei biglietti. Sono tutte le grazie ricevute. Prega anche tu ad una di esse, impara a pregare e vedrai che la tua vita cambierà. Noi abbiamo speso una fortuna per esse e le vogliamo lasciare a te. Tu sarai l’erede e te ne prenderai cura. Ora te le presentiamo.”

Le due donne si produssero in una meticolosa descrizione, abbinando grazie acconsentite e particolari vari.

Il giovane le ascoltò poi uscì dallo stupore e disse loro.

“Care zie, scusate se mi permetto di fare un osservazione, ho notato in varie parti della casa le icone dei santi, poi questa bellissima sequenza di cappelle. Voi avete detto di aver fatto tutto ciò in nome della vostra religiosità, ma io vedo in esse tracce di paganesimo.”

“Come paganesimo?”

“A me dispiace fare alcune osservazioni che possono sembrare antipatiche, ma io più che religione leggo superstizione.”

“Superstizione?”

“Certo, essere religiosi non significa certo cumulare simboli di religiosità, nemmeno mettere tutto nelle mani del Signore e chiedere ad esso qualunque desiderio. Essere religiosi non vuol dire vivere nel terrore della punizione divina ed arginare tali paure con gesti ed immagini sacre.”

“Nipote! Parli come un diavolo! Come osi dire queste cose? Ma sei figlio di nostra cugina o di qualche scomunicato comunista?”

“Non dovete prendervela zie, ma mi avete sconcertato. Vivete chiuse in un eremo, con tutto coperto e quindi inutilizzabile, con una serie impressionante di simboli religiosi, con bigliettini che indicano grazie ricevute, con inginocchiamenti continui. Qui sembra di essere fuori dello spazio e del tempo.”

“Quale tempo? Noi viviamo nel nome del Signore.”

“Ma il Signore ha vissuto nel solco dell’esempio, nel solco del fare, nel solco di virtù vissute sotto la luce del sole. Qui è tutto misterioso, fanatico.”

“Il diavolo! Il diavolo ci siamo portati in casa! Parla come un diavolo!”

“Parlo come un uomo. Sono al secondo anno di sociologia all’università, ho avuto modo di affrontare varie tematiche, notando gli effetti parossistici dell’uso della religione al Sud. La religione non va usata ma vissuta. Ma in questa casa ho trovato l’abuso di essa.”

“Regaleremo questa casa alla chiesa e tu non ci entrerai più! Non sei degno di essa! Non sei degno di noi!”

“Regalate questa casa ai poveri. Disveleranno le vostre lenzuola, venderanno le vostre cappelle, restituiranno alla vita queste mura.”

“Il diavolo!”

“No. Un semplice uomo.”


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