Trovare una soluzione per l’Ilva che possa garantire la continuità produttiva ed il rispetto dell’ambiente e la tutela della salute, andando avanti con l’attuazione piena delle prescrizioni previste dall’Aia (Autorizzazione integrata ambientale): è questo l’imperativo su cui si sta muovendo il governo, che valuta le strade percorribili per il commissariamento.
Dopo la giornata di ieri di confronti a Palazzo Chigi, dalla sede del governo spiegano che è “questione intricatissima” a cui l’esecutivo sta dedicando “la massima attenzione” e su cui “non c’é ancora nessuna decisione”.
Una soluzione potrebbe arrivare oggi e, a quanto si apprende da fonti parlamentari, il governo potrebbe optare per un decreto.
Perché è altrettanto “decisivo” evitare la chiusura dell’impianto di Taranto, con ripercussioni su 40 mila lavoratori nel Paese e sull’intero settore siderurgico.
Dopo il tavolo al ministero dello Sviluppo economico, ieri il vertice si è spostato a Palazzo Chigi, dove il premier Enrico Letta insieme al vicepremier e ministro dell’Interno Angelino Alfano ed ai ministri dello Sviluppo e dell’Ambiente, Flavio Zanonato e Andrea Orlando ha incontrato il presidente e l’amministratore delegato dimissionari dell’azienda, Bruno Ferrante ed Enrico Bondi (dimissioni che avranno effetto dall’assemblea dei soci, convocata il 5 giugno).
Decisione annunciata dal Cda dopo il sequestro disposto dalla magistratura di Taranto per 8,1 miliardi nei confronti della Riva Fire, la capogruppo della famiglia Riva. A rischio, come ha avvertito la stessa società, c’é la continuità aziendale e dunque il futuro di 40 mila persone: 20 mila dipendenti diretti in Italia e almeno altrettanti nell’indotto.
Il vertice a Palazzo Chigi si è aperto ed è poi ripreso nel tardo pomeriggio, mentre per l’intera giornata i tecnici dei ministeri sono stati al lavoro per valutare le possibili soluzioni. La decisione potrebbe arrivare dunque oggi, quando continueranno i confronti tecnici.
Sul tavolo diverse le ipotesi valutate: avanza il commissariamento sostenuto da Orlando. I tecnici hanno vagliato anche la possibilità di un’anticipazione rispetto ai tempi che sarebbero necessari applicando quanto già previsto dalla stessa legge cosiddetta ‘Salva Ilva’ che indica anche la possibile adozione di provvedimenti di amministrazione straordinaria in caso di eventuali criticità nell’applicazione dell’Aia ‘certificate’ dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). A cui il ministro Orlando avrebbe chiesto di anticipare dal 7 giugno alla fine di questa settimana la relazione con i risultati della terza ispezione all’Ilva. In modo da poter acquisire tutti gli elementi necessari alla stesura del resoconto.
Questo anche alla luce dell’accelerazione impressa dal governo e all’estrema attenzione da parte dell’opinione pubblica sulla vicenda Ilva. Sempre a questo proposito, proprio oggi, nello stabilimento di Taranto i tecnici dell’Ispra e dell’Agenzia regionale di protezione ambientale (Arpa) hanno effettuato il terzo sopralluogo per verificare lo stato di attuazione delle prescrizioni dell’Aia. Il garante per l’applicazione dell’Aia, Vitaliano Esposito, ha riscontrato una decina di violazioni. Dall’ottobre scorso sono partiti i 36 mesi entro i quali l’Ilva é tenuta a completare le 94 prescrizioni per ridurre i livelli di inquinamento.
Intanto, Emilio Riva, uno dei fondatori del gruppo, ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame contro il sequestro da parte della magistratura milanese di 1,2 miliardi di euro che, secondo l’accusa, sarebbero stati sottratti dalle casse dell’azienda, portati all’estero e fatti rientrare con lo scudo fiscale. Potrebbero invece essere chiuse entro la metà di giugno le indagini preliminari sull’inquinamento provocato dallo stabilimento Ilva di Taranto.