L’11 febbraio del 1990 la notizia della liberazione di Nelson Mandela ci travolse come fa un temporale nel bel mezzo dell’estate con i vacanzieri sulla spiaggia. La notizia la portò una ragazza di Architettura. Erano i giorni della pantera e dell’occupazione delle università in Italia, non c’erano i telefonini e nemmeno internet. A lei si aggiunsero altre voci che confermarono la veridicità della notizia e poi, a tarda sera, giunse anche la prima edizione straordinaria di un quotidiano.“Madiba” era libero.
Vivemmo quell’evento anche come una nostra vittoria. Mandela era un riferimento assoluto per noi giovani di sinistra e per questa ragione fu uno dei momenti più emozionanti e di gioia condivisa di un’epoca che altrimenti ricorderemmo solo per gli scandali della politica nostrana e per il nulla degli anni Ottanta.
E invece la liberazione di “Madiba” sembrò aprire nuovi scenari, nuove possibilità. Lo fu certamente per il Sudafrica che conobbe nuova e certo migliore vita dopo quello storico evento. Nei giorni e nei mesi successivi a quel 11 febbraio il mondo ci sembrò diverso e migliore. Tutto sembrava fosse possibile e realizzabile. La forza e la determinazione di Mandela, che aveva saputo resistere ventisette anni in carcere, aiutarono tante persone a credere di più nella verità e nella giustizia. Sigle come ANC, African National Congress, divennero finalmente popolari e conosciute ai più.
Quel pomeriggio all’università dopo la gioia e i brindisi risuonò a lungo per i corridoi di Viale Pindaro Mandela Day dei Simple Minds, la canzone che la band scozzese aveva dedicato a Madiba per il suo settantesimo compleanno. L’avevano cantata per la prima volta a Londra l’11 giugno del 1988 in un Wembley stadium strapieno per l’occasione.
«It was 25 years they take that man away
Now the freedom moves in closer every day
Wipe the tears down from your saddened eyes
They say Mandela’s free so step outside
Oh oh oh oh Mandela day
Oh oh oh oh Mandela’s free…»
Asciuga via le lacrime dai tuoi occhi tristi, dicono che Mandela è libero e allora esci fuori, oh oh oh oh è il giorno di Mandela, oh oh oh oh Mandela è libero, cantano i Simple Minds.
Anche in queste ore tristi asciughiamo le nostre lacrime e cantiamo tutti insieme «Oh oh oh oh Mandela’s free». È stata la colonna sonora di tante battaglie per la libertà e l’uguaglianza e lo sarà per sempre, ma oggi è il nostro grazie collettivo a un uomo al quale dobbiamo molto. Oh oh oh oh Mandela’s free…, perché gli eroi non muoiono mai, non possono morire.