Dagli anni Ottanta ha portato fiori e acceso lumini davanti a quel piccolo loculo, che custodiva i fratellini, morti poco dopo la nascita: ma nel momento in cui ha deciso di ”trasferire” i resti dei bambini da Tito (Potenza) a Fano (Pesaro Urbino), città in cui lavora, la donna ha scoperto che nella celletta c’erano le ossa di un adulto, e non quelle di due neonati.
I Carabinieri della sezione di Polizia giudiziaria del capoluogo lucano stanno quindi indagando per chiarire i contorni di una vicenda, in bilico tra il “semplice” equivoco (ovvero uno scambio, per quanto doloroso, di loculi) e il “giallo” della sparizione di uno o più cadaveri.
La vicenda – raccontata per la prima volta nel 2013 da ”Il Quotidiano della Basilicata” – comincia lo scorso anno, quando la donna chiede ai servizi cimiteriali del piccolo Comune lucano di esumare i resti dei due fratellini, un maschietto e una femminuccia, morti poco dopo la nascita, nella metà degli anni Sessanta. I corpicini erano stati “traslati” nei loculi all’inizio degli anni Ottanta. O almeno era questa la convinzione della sorella, che si era trasferita nelle Marche e che spesso tornava in Basilicata, anche per una visita al cimitero.
A questo punto la decisione: perché non portare i resti direttamente a Fano? Con la conseguente richiesta di esumazione. Ma quando la lapide è stata rimossa, dalla cassetta in metallo sono spuntati i resti di un adulto di cui, per ora, non si conosce l’identità. La signora ha chiesto spiegazioni, e ha presentato un esposto alla Procura di Potenza per capire dove fossero finiti quei resti. E’ il momento in cui la storia prende le sembianze del giallo. Secondo quanto si è appreso, infatti, in un primo momento il registro che avrebbe dovuto contenere le annotazioni delle tumulazioni nei loculi non si trova, forse ”perso” dopo il terremoto del 1980.
Poi gli investigatori lo scovano, ma di quelle annotazioni non c’è traccia: non mancherebbero solo i dettagli di questa vicenda, ma anche di molte altre. In una primissima fase si pensa a un errore, voluto o casuale. Accanto al loculo che avrebbe dovuto contenere le ossa dei bambini c’è proprio quello con i resti dei genitori di un operaio che all’epoca lavorava proprio per i servizi cimiteriali. E che si occupava delle tumulazioni. Ma la ”pista” non convince i Carabinieri. Certo è che davanti alla celletta dei piccoli, a detta di molti, non sarebbero mai mancati i fiori freschi. Anche quando la donna non tornava in Basilicata. Le indagini, per il momento, puntano a capire dove siano finiti quei resti, e chi sia l’autore del gesto.
Pare difficile l’ipotesi di una compravendita illecita dei loculi, poiché in quegli anni l’acquisizione doveva essere gratuita. Ma se le ossa sono finite in un altro spazio – al netto di un ”semplice” scambio con un altro dei sei loculi di quella sezione – ciò porterebbe anche a un effetto domino e a uno scenario lugubre: forse anche altre famiglie hanno pianto davanti a tombe che non contengono i loro cari.
Il sindaco di Tito, Graziano Scavone, è stato eletto da appena tre mesi, ma è deciso a far di tutto per chiudere l’episodio: ”Le scuse alla famiglia sono il minimo che possiamo fare – ha detto – ma non basta. Abbiamo dato agli investigatori tutta la collaborazione possibile, e avviato un percorso amministrativo per farci carico di tutti i costi che ciò comporta, anche arrivando fino a un’ordinanza sindacale per riesumare i corpi di quella sezione del cimitero, sperando di trovare i due bambini e mettere un punto definitivo a questa storia, prima di tutto per una questione di rispetto e di civiltà”.
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