La “moneta” rappresenta uno strumento convenzionale per quantificare il valore di beni e servizi. La creazione e la gestione di moneta deve essere garantita da un organismo unitario, ad esempio le banche centrali.
Ma cosa accadrebbe se qualcuno cominciasse a battere moneta privatamente dando un valore a merci e servizi specificatamente con quella moneta? Significherebbe la creazione di fatto di una nuova moneta che potrebbe essere impiegata per effettuare transazioni economiche, al di fuori del circuito finanziario convenzionale.
Questo in realtà sta già accadendo: la più importante moneta alternativa digitale è il BitCoin.
Il Bitcoin non viene stampato, ma viene creato digitalmente tramite specifici algoritmi matematici: essenzialmente si tratta di un insieme di 0 ed 1. I Bitcoin non sono falsificabili in quanto generati e gestiti tramite sofisticati meccanismi di crittografia. Soprattutto, creare Bitcoin ha costi praticamente nulli.
Il Bitcoin si sta diffondendo sempre di più. Una volta era confinato al mercato nero della rete, alla famigerata via della seta su internet (https://en.wikipedia.org/wiki/Silk_Road_(marketplace)) ed ad altri posti oscuri della rete. Oggi aziende, professionisti, governi e università stanno studiando con attenzione il fenomeno (per approfondimenti su luci ed ombre del Bitcoin).
Le comunità degli hacker, del mondo open source e degli internauti stanno dando sempre più credito alla moneta digitale alternativa, così come diverse start up ed aziende protagoniste della internet economy.
Il Bitcoin, tuttavia, non è l’unica moneta digitale alternativa in circolazione. Anzi ne abbiamo anche in Italia, seppur con un grado di diffusione più ridotto: si tratta del Sardex e del Dropis.
Il Sardex, come già evoca il nome, è attualmente in uso nella sola regione Sardegna ed abilita lo scambio tra crediti e debiti di aziende sarde. Il sistema Sardex fa sì che siano le imprese stesse a farsi credito, riducendo in questo modo la propria esposizione bancaria e sostenendosi reciprocamente in un delicato momento di crisi locale e globale.
Mentre il Sardex riguarda il mercato B2B sardo, il Dropis si rivolge al consumatore finale senza specifici limiti geografici. Il Dropis permette di comprare e vendere senza far ricorso alla moneta tradizionale, in quanto rappresenta un credito di baratto. I Dropis non si acquistano né si vendono, ma si guadagnano scambiando beni e servizi con altre persone. Intorno al Dropis esiste un ecosistema di servizi che possono essere scambiati, che vanno dall’ospitalità, ai viaggi, alla ristorazione, al baby sitting, ecc.
La diffusione ed il successo di queste monete alternative italiane dipende molto dal raggiungimento di un minimo di massa critica all’interno dei rispettivi circuiti per dare consistenza agli scambi di beni e servizi.
Qual è il futuro della moneta digitale? Quanto inciderà sullo status quo? Quali sono i costi per l’emissione e la gestione dei Bitcoin rispetto alla moneta tradizionale? La tracciabilità completa dei flussi contrasta con la garanzia dell’anonimato? Il fenomeno va studiato e compreso approfonditamente, soprattutto al crescere dei volumi economici associati.