“Dare lo stesso spazio ai figli dei mafiosi come lo si dà, doverosamente, ai figli delle vittime non si addice certamente al ruolo del servizio pubblico che ha l’obbligo di promuovere anche la crescita sociale e culturale dei cittadini”.
Così Rosario Crocetta, presidente della Regione Siciliana, a proposito della scelta del giornalista Bruno Vespa d’intervistare il figlio di Totò Riina, Salvo, che promuoverà il proprio libro.
L’intervista, a quanto pare, dovrebbe essere trasmessa stasera durante Porta a Porta.
“Non credo affatto – continua il governatore siciliano – che il figlio di Riina possa parlare male del proprio genitore, solo che noi abbiamo il dovere di parlarne male perché ha fatto stragi, ha terrorizzato i cittadini, ha bloccato lo sviluppo e la crescita della nostra Regione. Faccio appello alla Rai perché non mandi in onda un’intervista che sconvolgerebbe fortemente la coscienza di quanti, in questi anni, hanno rischiato la vita per combattere la mafia e dei tanti cittadini siciliani che con dure battaglie, stanno cercando di liberarsi dall’oppressione mafiosa”.
Quella di Crocetta non è stata l’unica reazione dura contro Bruno Vespa e la TV di Stato.
In primis, c’è da annoverare la dichiarazione di Rosy Bindi, presidente della commissione Antimafia, per cui “se questa sera andrà in onda l’intervista al figlio di Totò Riina, avremo la conferma che Porta a Porta si presta ad essere il salotto del negazionismo della mafia e chiederò all’Ufficio di Presidenza di convocare in Commissione la Presidente e il Direttore generale della Rai”.
Dello stesso avviso Michele Anzaldi, deputato del PD e segretario della commissione di Vigilanza della RAI, intervistato da Repubblica.it: “Io sono di Palermo. A me una cosa come questa fa male all’anima. Il direttore Antonio Campo Dall’Orto e la presidente Monica Maggioni devono venire in Vigilanza a spiegare come sia possibile che il servizio pubblico si presti a queste operazioni”.
Stizzita anche Maria Falcone, sorella di Giovanni, il giudice ucciso da cosa nostra il 23 maggio del 1992 a Capaci: “Apprendo costernata della decisione di far partecipare per la presentazione del proprio libro, alla puntata di ‘Porta a porta’ di domani il figlio di Totò Riina, carnefice di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, e centinaia di altri servitori dello Stato, e anch’egli condannato per associazione mafiosa”.