A raccogliere le fragoline di bosco. Sui sentieri stretti di Valle delle Gravare, quelle grandi.
Amalia, napoletana del Vomero, era la più bella del gruppo, nonostante fosse la più minuta. Ed i suoi occhi sorridevano.
Marco, barese di Via Sparano, ne era invaghito. Un amore nato davvero a tempo di record. Il primo agosto, all’arrivo all’hotel, l’aveva notata acquattata tra tante valige. A ferragosto era cotto di lei, al punto da regalarle un anello dei gioielli di famiglia. Sottratto alla mamma nottetempo.
La mattina era soleggiata. Le foglie, tramutate in frasche, suonavano una litania gutturale. Era bello calpestarle. Era bello per Marco, ancor più per Amalia.
E così le calpestarono per mezzora, addentrandosi per i labirinti del bosco. Poi, quando il respiro degli uomini diventò sempre più tenue e lontano, diedero sfogo alla loro timidezza.
Marco cercava di dilatare un discorso, ma tutto si spegneva tra le labbra. Con le fragoline che rispuntavano fiere, trapuntando di rosso qualche metro di bosco.
“A pensare che tu parta mi si spezza il cuore!”
“Natale è troppo lontano…dobbiamo vederci prima!”
“Verrò a Napoli. Non so quando ma verrò!” e una lacrima sola e repentina percorse le guance ossute del ragazzo. Amalia provvide ad asciugarla con il dorso vellutato del suo indice.
“Ehi! Ma questa…qui ieri non c’era!”
“E’ vero! Non c’era!”
“Ma come puo’ esserci sfuggita?”
Era una capanna davvero strana, costruita tra due alberi. Tutta ricoperta di busta. Una busta grandissima, che probabilmente aveva fatto da copertura ad un tir. Marco si avvicinò lentamente a quella sghemba costruzione e, quando ebbe la certezza che non fosse abitata, oltrepassò l’uscio. Scoprendo con stupore che era arredata in maniera compunta, con la moquette per terra e le pareti rivestite di buon legno.
Dopo aver preso confidenza, i due ragazzi erano tranquillamente seduti all’interno su due seggiole. E contavano di rimanerci un po’ se non fosse stato per quel tuono intenso e sinistro che riecheggiò per la montagna.
Non c’era da perder tempo ed erano pronti a guadagnare la via di casa, ma quando aprirono l’uscio trovarono ad attenderli gli occhi malandati e spiritati d’un animale.
“Che brutto cane!”
“Mai visto niente del genere!”
Poi gli occhi di Marco incrociarono preoccupati quelli di Amalia. Fu un breve scrutarsi, come a comunicare un triste sospetto.
Era un lupo! Non poteva essere un cane! Realizzato cio’ il ragazzo chiuse la porta sbarrandola. E cercò di chiudere tutti i pertugi.
Avevano il cuore in gola Marco ed Amalia, e intanto il temporale saliva d’intensità. E la pioggia picchiava sempre più insistente su tutto, creando un incredibile frastuono.
“E’ ancora li’! Non si muove!”
“Oddio, Marco, non dovevamo venirci in questo posto lontano!”
Le frasi erano mozze, e nel volger di qualche minuto vennero ingoiate dalla tempesta. L’acqua sprizzava dal tetto e dalle pareti e ormai la visibilità era ridotta ad un metro. Neanche si vedeva più il lupo, ma lo si avvertiva per il suo ululare. Era un verso quasi indistinguibile, ma saliva di tono con il passare dei minuti, tramutandosi in un grido di disperazione.
Amalia stretta a Marco, tremolante pregava. “Ma….lo senti?”
“….si!…..Terribile!”
“..…E’ come se piangesse!”
E quel verso divenne sempre più straziante, fino a pareggiare il rombo della tempesta. Fu così che Amalia fece un cenno a Marco, muto ed eloquente. E il giovane con un calcio aprì la porta.
Il lupo, fradicio fino all’anima, entrò nel piccolo vano e riparò in un angolo. E con il suo ansimare stanco riscaldò i cuori dei due giovani.
Marco dopo tre anni sposò Amalia. E questo è il primo buon esito della favola. Il secondo riguarda il lupo, che insegna come per i due giovani l’istinto della solidarietà era pari a quello della sopravvivenza.
Di ragazzi così il mondo è silenziosamente pieno, e questo grazie a Dio non è certo una favola.
Questo racconto è dedicato a Salvo D’Acquisto. Nel suo gesto eroico c’è tutta l’essenza della vita e della morte.
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