Nella “ Biblioteca di Babele”, Jorge Luis Borges descrive uno spazio apparentemente infinito ( ma presumibilmente finito) al cui interno, connessi da rapporti numerici simbolici, “ vivono” libri che, come corpi viventi, pulsano di ogni realtà, pensiero, apparenza e verità, che sia stata o che sarà. Attuale o potenziale.
Non si scorge alcuno all’interno della biblioteca; tutti e tutto infatti – vivente, vissuto o da venire – imprime, ha impresso o imprimerà, lemmi o simboli che hanno sede e vita nelle 410 pagine di ogni libro che dimora negli ( infiniti?) esagoni della biblioteca. Tutto il bene, tutto il male ; il passato e il futuro ; il progresso e la distruzione; il pensiero, l’arte, la scienza ; i soprusi, le rivolte e la speranza; gli oscuri arcani e i detentori del loro segreto sono contenuti in essa. Un Giano bifronte: allo stesso tempo tomba senza volto né voce per chi in essa brancola cieco, strumento di conoscenza e Verità per chi possiede la chiave di accesso.
Mi chiedo in quale esagono risiedano i libri del nostro qui e ora : se sia esso solo conficcato nelle profondità della terra o abbia prolungamenti delle sue rette immaginarie verso il cielo e di quale altro esagono, già ricolmo della stessa storia, eventualmente sia la duplicazione. Mi chiedo altresì se e quali siano i segni che sillabano, in un idioma incomprensibile o in una scomposta glossolalia, il presente di questo nostro Paese: Lettere ormai prive di suono e di senso, spesso gracchiate e latrate a folle scomposte? o fonemi arcinoti, ormai vuoti, divenuti sedativi di massa; non più che simulacri di annunciate riscosse dal volto di sconfitte? Mi consola pensare che nella biblioteca di Babele, esiste l’opposto di ogni realtà, la smentita e il superamento di ogni oggettiva tangibilità.