Le centraline dell’Arpa (Agenzia regionale di protezione ambientale) che misurano gli inquinanti nella città di Taranto hanno “pompe di aspirazione che fanno passare migliaia di litri di aria sul filtro di campionamento” e “in quel grande volume di aria c’è una elevata quantità di ozono” che degrada il benzo(a)pirene, alterando i dati su questo cancerogeno.
Lo sostengono Alessandro Marescotti, Antonia Battaglia e Luciano Manna di Peacelink Taranto, che spiegano in questo modo il drastico abbattimento da 1,8 a 0,18 nanogrammi a metro cubo di benzo(a)pirene dal 2010 al 2013 nel quartiere Tamburi di Taranto.
”Gli esperti sanno – aggiungono gli ambientalisti – che l’ozono determina una riduzione significativa del benzo(a)pirene: gli cambia la carta d’identità e non è più rintracciabile. Si badi bene che il benzo(a)pirene ossidato dall’ozono non diventa miracolosamente una sostanza balsamica ma si trasforma in un’altra sostanza altamente cancerogena: il benzo(a)pirene-4,5-ossido”.
I rappresentanti di Peacelink annunciano che porteranno questi dati al Parlamento Europeo il 2 aprile e alla Commissione Europea il 10 aprile. ”Occorre che si sappia – osservano – che a Taranto il crollo del benzo(a)pirene non e’ stato frutto dell’Aia Ilva (mai attuata in maniera completa ed efficace) ma è stato fortemente influenzato da una banale reazione chimica provocata dai picchi di ozono, di cui non si e’ mai parlato”.
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