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I Bronzi di Riace non sono più soli
19 Mar 2014 07:34

Due opere di inestimabile valore nello stesso luogo. Da oggi, nel museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, a far compagnia ai Bronzi di Riace, tornati visibili al pubblico da dicembre scorso dopo quattro anni di restauro, è arrivato l’arazzo fiammingo di Gerace, capolavoro del ‘600 di Jan Leyniers, che lì resterà esposto prima di tornare definitivamente al Museo Diocesano di Gerace. La mostra è stata aperta al pubblico sabato 15 marzo in occasione della giornata reggina della Cultura, promossa dall’amministrazione provinciale.

E’ un risultato che mette in mostra la vera natura della Calabria, che è quella culturale’‘ ha detto con soddisfazione l’assessore alla Cultura della Calabria, Mario Caligiuri. ”La mostra sull’arazzo di Gerace – ha spiegato – è stata inaugurata per la giornata reggina della cultura, che ha visto insieme, oltre alla Provincia, la Regione, la Sovrintendenza ai Beni Culturali, il Comune e Fai“.

Da dicembre scorso, data della riapertura al pubblico, il Museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria è stato visitato da oltre 30mila persone, ha sottolineato l’assessore, una media di 12mila al mese.

Con l’occasione di presentare agli ospiti presenti stamane nel Palazzo storico della Provincia di Reggio Calabria, il prezioso Arazzo Fiammingo del XVII secolo del Museo Diocesano di Gerace, l’Assessore, insieme con gli altri illustri ospiti dell’evento, ha presentato il ricco programma intorno al quale si articolerà la Giornata Reggina della Cultura, prevista per sabato prossimo, 15 marzo.

Il primo obiettivo che ci siamo proposti – ha detto l’Assessore Provinciale alla Cultura, Eduardo Lamberti-Castronuovo è stato quello di far convergere in un’unica giornata tanti eventi, unendo nel frattempo tre città dello Stretto, Messina, Villa San Giovanni e Reggio Calabria. La cosa più bella però, è stato il coinvolgimento delle scuole, il vedere di che cosa sono capaci i nostri ragazzi. Reggio  – ha voluto puntualizzare Lamberti Castronuovo – è una città di cultura, ma non di cultura mafiosa, ma di cultura vera, che sa riconoscere il gusto del bello. L’Arazzo, proviene dalla Francia del 1650 e sarà per qualche mese gradito “ospite” del nostro Museo, in attesa di ritornare alla sua postazione, che dovrebbe essere quella definitiva, nell’Episcopio di Gerace. L’opera è, infatti, un tesoro che le Diocesi di Locri e Gerace vantano per il loro territorio, tenuta a lungo a Cosenza per operazioni di restauro. E come può, l’Area dello Stretto, ricca di un patrimonio storico-culturale invidiabile, non essere detentrice, anche se per breve periodo, di una così preziosa ricchezza?“.

Vogliamo ripartire con un nuovo slancio – ha affermato, orgoglioso dell’iniziativa, il Presidente della Provincia, Giuseppe Raffa – con una nuova apertura verso l’altra sponda dello Stretto, far rinascere l’orgoglio di appartenenza che ci deve contraddistinguere, il senso della condivisione che ci deve spingere a unirci a questa iniziativa, come a tante altre che spero ci saranno in futuro“.

Coinvolti nell’iniziativa anche i massimi esponenti del FAI, Il Presidente Annalia Paravati Capogreco e il Capo della Delegazione Fai di Reggio Calabria, Rocco Gangemi: “Io da locrese quale sono  – ha voluto specificare il Presidente del Fai – sento questo Arazzo particolarmente mio, particolarmente nostro. Volevo anche dire – continua la Dottoressa – che da parte di chi dal punto di vista istituzionale doveva occuparsi del progetto, non c’è mai stata una mera azione esecutiva di vari atti da compiere, ma si è vista la passione di tutti verso la cultura, quella stessa passione che mi ha sempre guidata nel mio lavoro e nella mia vita personale“.  Il Dottor Gangemi, inoltre, il cui intervento è seguito a quello della Paravati Capogreco, ha ricordato i tanti impegni di cui anche il FAI si è resto artefice, come quello che ha portato proprio il 15 marzo all’apertura della pinacoteca o anche quello che farà giungere presso il nostro Museo il “San Luca” di Mattia Preti, un’altra opera di noto valore artistico; “Tutto questo – ha detto Gangemi – è stato fatto e si farà per far crescere la città di Reggio“.

A prendere la parola anche il Direttore del Museo Diocesano di Locri-Gerace, Giacomo Oliva:”Ai calabresi è stata cacciata l’identità – ha “gridato” Oliva – e questo è avvenuto nel corso di sempre più numerosi eventi negativi. Se vogliamo ricordare chi eravamo, dobbiamo ricominciare a sentire il senso di appartenenza verso la nostra terra“.

Senso di appartenenza, dunque, condivisione, cultura, bellezza, ecco cosa deve portare i cittadini calabresi e non a risvegliarsi da un sonno che sta durando già da troppo tempo.

Per quanto riguarda, invece, un “risveglio” di tipo tecnologico, teso a uniformarsi a tutte le fasce di età, la Digi.Art di Reggio Calabria, rappresentata da Rosanna Pesce, ha elaborato un’applicazione totalmente touchscreen che permetterà di accedere a diverse sezioni dedicate, ciascuna, alla storia, al restauro, all’autore dell’Arazzo Fiammingo, corredate da un’altra sezione ludica, che “ospiterà” le domande degli utenti.

A concludere i lavori il Vescovo di Reggio Calabria, Mons. Giuseppe Fiorini Morosini: “Esistono tanti amari problemi qui in Calabria – ha detto – come la mafia, gli omicidi, le bombe, la spazzatura. Tutti noi dobbiamo trovare un percorso alternativo a questi problemi, che guardi al futuro, che sappia prevenire, ipotizzando un modello di uomo diverso dal mafioso, dal delinquente, e quella della promozione della cultura mi sembra che sia una strada valida per realizzare ciò“.


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