Asl e ospedali italiani sono ancora ‘internet-sauri‘, soprattutto quelli del Sud, sul fronte dell’utilizzo di canali web per la comunicazione con i cittadini-utenti. Utilizzano poco o per nulla canali ormai preferenziali in altri Paesi, come Facebook o Twitter o Youtube: appena il 34% delle Asl in Italia utilizza almeno un canale web 2.0 per comunicare con il cittadino. Si sale al 44% per Aziende Ospedaliere, IRCCS e Policlinici Universitari.
È quanto emerge in uno studio condotto nell’ambito del Rapporto Osservasalute 2013, pubblicato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che ha sede all’Università Cattolica di Roma. In riferimento alle Asl, è emerso che esiste una notevole eterogeneità regionale con una maggiore propensione all’utilizzo dei moderni mezzi di informazione da parte delle Asl situate nel Nord-Est e nel Nord-Ovest. Si evince che nel Nord-Est è l’Emilia-Romagna a registrare il dato più convincente (73% delle Asl utilizza almeno un canale web 2.0 come facebook o twitter per la comunicazione) che, sommato a quelli di Veneto (19%) e Friuli Venezia Giulia (17%), contribuisce al raggiungimento dei valori più elevati per macroarea. Per il Nord-Ovest importante è il dato di Lombardia (47%), Piemonte (23%) e Liguria (20%). Per quanto riguarda il Centro, oltre alle Marche, positivo è il valore dell’Umbria e del Lazio (rispettivamente, 50% e 42% delle Asl), mentre al di sotto del valore nazionale si colloca la Toscana (25%). Al Sud e nelle Isole, invece, si osservano le migliori performance in Abruzzo (50%), Campania (43%) e Sicilia (33%), mentre l’utilizzo dei canali web 2.0 per la comunicazione con il cittadino risulta assente in Molise, Basilicata, Calabria e PA di Trento.
Il canale web 2.0 più utilizzato da Irccs e Policlinici universitari risulta poi essere Facebook, che è attivo in 50 strutture di ricovero su 150 staccando altri social media come Youtube (39 su 150) e Twitter (22 su 150). Negli Usa e in Canada è stimato che un cittadino su 5 utilizzi i social media per accedere alle informazioni fornite da ospedali e centri di ricovero. Se amministratori e manager delle strutture sanitarie italiane ‘‘non si adegueranno rapidamente alla nuova realtà – si legge nel Rapporto – correranno il rischio di essere “scavalcati” dalla società civile e di subire, invece che governare, sistemi di comunicazione che potrebbero aiutare a migliorare efficacia ed efficienza delle strutture”.
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