“In quel posto chissà quanta roba hanno seppellito”. A Troia, cittadina distante appena venti chilometri da Foggia, tutti conoscono la storia della ormai discarica di Giardinetto, un’ex azienda di laterizi che oggi contiene 250 mila tonnellate di rifiuti speciali. Sacchi di ceneri e fanghi industriali interrati nel sottosuolo; “una piccola “Gomorra”” così è stata soprannominata dal pm Pasquale De Luca in Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Sono almeno tre i capannoni contaminati e tutto è rovinato: gli uffici, le macchine arrugginite, documenti semi bruciati, e i sacchi di cenere iniziano a sgretolarsi e fuoriesce altro scarto industriale. Questi rifiuti arrivavano, presumibilmente, anche dalla Germania, addirittura dalla Korea.
Dieci anni dopo la prima sentenza i rifiuti sono ancora tutti lì. Estinti per prescrizione, invece, le imputazioni di reato a carico di Giuseppe De Munari, vicentino ed ex amministratore della società I.A.O. Srl. Già perché l’azienda di laterizi era stata trasformata in Industria Ambientale Organizzata, (l’acronimo di I.A.O.), ma invece di smaltirli i rifiuti li interravano costruendo interi piazzali. A ridosso del sito ci sono montagne artificiali di scarti di laterizi mischiati a rifiuti di ogni genere. Le acque e i terreni non hanno subito contaminazioni al momento. “Le analisi le facciamo ogni mese e fino ad ora non c’è contaminazione” racconta un contadino che abita a circa un centinaio di metri dalla discarica. Più che altro, qui, si lamenta l’alta incidenza di malattie tumorali. “Troppi i malati di tumore, tanti i giovani scomparsi a causa di quel male” raccontano le persone del “Comitato Salute e Territorio” di Troia che da diversi anni lottano, ma che ora hanno perso un po’ la speranza. Oggi sono circa una decina, solo i più combattenti sono rimasti. In qualche modo devono questa loro scelta “a chi non è più tra di noi” mi ripetono. Hanno perso la speranza per l’inerzia delle Istituzioni e per la giustizia lunga e non fatta.
Quel che è peggio è che la realtà supera ogni fantasia proprio come il libro “Gomorra”. “Arrivavano ogni giorno camion e camion carichi di materiali e lì scaricavano tutto” racconta un cittadino. A quei tempi poche le segnalazioni fatte alle autorità su ciò che avveniva. Oggi in città l’aria di omertà che fino a qualche anno fa si respirava sta lasciando il posto alle denunce e alla rabbia. I cittadini chiedono che venga fatta la bonifica e la messa in sicurezza il sito, almeno per togliere le lastre di amianto che giornalmente cadono a terra e si disintegrano in mille pezzi, spinte dal vento sempre presente. Non a caso insiste proprio lì vicino un parco eolico. Ma ora tutti i costi della bonifica ricadono sul piccolo comune di Troia. “Impossibile, neanche a parlarne. Non abbiamo i tanti soldi che un piano di bonifica richiede”, così chiude il sindaco Leonardo Cavalieri, che a fine intervista sbotta mostrando l’ennesima sollecitazione inviatagli dalla regione. “E’ assurdo, anzi è una follia pura. Pare proprio che i funzionari regionali non abbiano assolutamente idea di quello che c’è nel sito di Giardinetto”.
Qualche giorno dopo la mia visita a Giardinetto, qualcuno si è premurato di chiudere, anzi sigillare con delle lastre di cemento il cancello. Non è un’opera di messa in sicurezza o di bonifica, quel muro ostacolerà chi come me vorrebbe documentare quel disastro, ma quanto meno impedirà l’entrata ai ragazzi che, proprio su quelle ceneri, pare andassero a fare motocross.
Foto di Giovanni Rinaldi
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