L’Europa che non accetta di scorporare dal debito italiano le spese per accogliere i migranti fino ad oggi e riconoscere le maggiori spese presenti e future che sta sostenendo da sola l’Italia per salvare migliaia di vite umane è una Europa che non ci merita.
L’Europa che non vuole detrarre dal deficit italiano le risorse per la ricostruzione delle aree devastate dal sisma del 24 agosto e quelle che dovremmo fare per la messa in sicurezza del patrimonio edilizio pubblico e privato in zone sismiche per evitare di continuare a raccogliere morti e a parlare di ricostruzione è una Europa che non ci vuole.
L’Europa che continua a imporci numeri, cifre, decimali di bilancio, spese da sostenere, spese da non fare è una Europa che non ci sostiene ma ci strangola.
L’Europa che ogni anno ci chiede e prende 20 miliardi di euro per funzionare e ce ne restituisce più o meno 12 miliardi (anche per nostra incapacità di spesa) è una Europa ingrata.
A me questa Europa non piace.
Non è l’Europa del popoli, è l’Europa dei bilanci e dei conti a posto delle banche risanate con il sangue dei contribuenti europei.
Questa Europa non è l’Europa di Altiero Spinelli, quella che andava dal Portogallo agli Urali. Questa euro burocrazia ha ucciso il sentimento europeista e sta alimentando biechi nazionalismi.
Questa Europa si sta auto/infliggendo una condanna alla insussistenza. Questa Europa, con l’uscita eterodiretta dagli USA della Perfida Albione, con l’accettazione senza alcuna concertazione di sanzioni e altre forme di aggressione economica e militare alla Russia, ci sta condannando a finire ai margini della politica e dell’economia globale.
Già oggi l‘Europa non è più il baricentro economico, politico e militare mondiale. Già oggi le decisioni sul futuro del mondo si prendono altrove, a Washington, a Pechino, a Mosca, nel Far East, certo non a Bruxelles. Questa Europa, così come è, tradisce le sue ragioni fondative.
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