Alcuni “impavidi” amici, di destra ma anche di sinistra, riconoscendomi una limpida onestà intellettuale, mi hanno chiesto un commento dopo il turno delle Amministrative di domenica 25 maggio.
Li ringrazio per la considerazione, ma ritengo, tuttavia, di far parlare, in questa fase, ancora ed unicamente i fatti:
– Il dato dell’affluenza – il 67,61% per un totale di 189.027 voti utili – attesta che è cresciuto l’astensionismo e che oltre 100mila elettori baresi – pur in presenza di un’offerta molto ampia – non sono andati a votare.
– Il Partito Democratico, pur essendo diventato il primo partito in città con quasi 31mila voti, non esprime il recordman di preferenze.
Si segnala, inoltre, sia il flop di alcuni consiglieri comunali uscenti e della segretaria cittadina sia la buona affermazione della “new entry” Ilaria De Robertis.
– La recordman assoluta di preferenze è una donna: si chiama Anna Maurodinoia, ha corso per il Movimento Schittulli, terzo partito ora in città, ottenendo oltre 3mila voti. Questo dato rinforza la tesi di un consolidato voto disgiunto operato tra gli elettori del centrodestra: sostegno al candidato della propria coalizione per il Consiglio Comunale e voto a Decaro come Sindaco. Risalta moltissimo, inoltre, tra le fila del Nuovocentrodestra, il flop di Mario Ferorelli.
– La possibilità di esprimere una doppia preferenza di genere non solo è stata comunicata male, ma ha generato molta confusione e alla fine ha portato benefici solo ai candidati uomini, in tutti gli schieramenti.
– Forza Italia, seconda forza cittadina, fino a prova contraria, ad oggi, è l’unica forza politica che ha, dopo Pasquale Finocchio, 3 giovani tra i più suffragati.
– Il M5S di Bari conferma localmente la tendenza nazionale di essere un partito oggi in difficoltà.
– Sel Bari ha rischiato di non entrare in Comune. Viene salvata dal consigliere comunale uscente Introna. Deludente anche la performance dell’assessore Losito. Solo quarto, invece, il sociologo Palmisano.
– Desiree Digeronimo ha pagato, infine, probabilmente, oltre alla censura subita da alcuni quotidiani, l’incapacità di diversi suoi candidati di dialogare con le realtà sociali della città.
– Sono stati spesi diversi milioni di euro per questa campagna elettorale. Quasi nessun candidato sindaco ha sentito il bisogno, per il principio di trasparenza, di rendicontare le proprie spese e di dichiarare l’ammontare ricevuto dai vari “donatori”.