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E la stampa italiana chiede a Renzi di revocare l’incarico a Gentile
03 Mar 2014 07:30

C’è chi parla di miracolo, chi se ne felicita, i più gridano allo scandalo in merito alla nomina a sottosegretario per le Infrastrutture e i Trasporti del senatore Antonio Gentile. Inopportuna la definisce Media Initiative, la campagna per la libertà di stampa in Europa, che ha a Roma la sua sede principale. Già, perché oltre che coordinatore calabrese del Nuovo Centrodestra ed ex sottosegretario all’Economia, Gentile è soprattutto il protagonista indiscusso del “caso L’Ora della Calabria”.

«Chiama ‘sto Regolo e digli: devi cacciare ‘sta notizia».

Nella notte tra il 18 e il 19  febbraio, come denunciato dal direttore de L’Ora Luciano Regolo, a seguito di tramite gravi pressioni «per interposta persona», il senatore avrebbe ottenuto la mancata uscita in edicola del giornale, «per evitare che fosse divulgata l’indagine sul conto di suo figlio» Andrea, nell’ambito dell’inchiesta sugli incarichi d’oro all’Asp di Cosenza, come vi abbiamo raccontato qualche giorno fa (http://www.restoalsud.it/2014/03/01/governo-renzi-ecco-la-prima-grana-scoppia-il-caso-gentile-ascolta-laudio/).

La testa di Gentile

La notizia del «bavaglio» dal 19 febbraio ha ovviamente fatto il giro di giornali e televisioni, difficile lo spegnersene dell’eco nell’immediato e conseguenza pressoché obbligatoria la richiesta della testa di Gentile.

A lanciare i primi strali sono stati i pentastellati che assurgono la nomina a prova di come «più che Rottamatore, Renzi sia un rottame», in sintonia con la sua vera funzione, «quella di garante di una banda di potere vecchia, marcia e responsabile dello sfascio delle istituzioni e della conseguente precarietà dei giovani», come scrivono I pentastellati Dalila Nesci, Federica Dieni, Nicola Morra e Paolo Parentela, ricordando che al Senato vi sia già pronta una interrogazione di Morra sulla vicenda.

E’ seguito Massimo Gramellini, vicedirettore de La stampa dando il Buongiorno, dove ha rivolto un invito al premier: « Dottor Renzi, sia gentile con Gentile e lo accompagni all’uscita. Ci ha promesso che con lei l’Italia cambierà verso. Non che ci andrà di traverso». Per non parlare del direttore de L’Ora, Regolo, che a questo fine ha dedicato pure un hashtag, #‎gentileacasa. Non sono poi mancati i vari consiglieri regionali della Calabria, Mimmo Talarico di Italia dei Valori e Aurelio Chizzoniti della Lista insieme per la Calabria, che hanno aggiunto all’invito di Gramellini anche la richiesta di dimissioni di De Rose, che oltre che stampatore è anche Presidente della Fincalabria, la società “in house” della Regione che si occupa di promozione imprenditoriale.

E mentre il Nuovo Centrodestra per bocca del suo Presidente regionale, Giuseppe Scopelliti, ovviamente esulta parlando di «un riconoscimento importantissimo per tutti i calabresi», la cui regione «mai come ora, ha un ruolo da protagonista a livello nazionale», anche la rivale Forza Italia non si dispera. Gongola infatti per l’autogol renziano la deputata forzista Jole Santelli che parla di «buccia di banana su cui è scivolato Matteo Renzi». «Il rottamatore si è autorottamato», mostrando come «né a lui né agli altri della Calabria interessa nulla». Mentre un altro deputato, dall’altra parte della barricata, il democrat pugliese Dario Ginefra, in virtù della cooperazione governativa invoca l’aiuto del «Ncd e il suo segretario Angelino Alfano» affinché «liberino il governo Renzi dall’imbarazzo».

La debolezza del Pd calabrese

Ma la nomina, per ovvi motivi, ha scottato soprattutto la propaggine regionale del partito guidato dal premier, mostrandone la grande debolezza, capace come è di solidarietà non solo “tardiva” ma anche “intempestiva”, col segretario regionale appena eletto, dopo anni di commissariamento, Ernesto Magorno che, dopo aver denunciato «un tentativo di intimidire un organo di stampa» auspicava il chiarimento degli aspetti controversi «di questa pagina sicuramente da dimenticare». Il tutto esattamente il giorno prima che fosse ufficializzata la nomina di Gentile. Tant’è che dopo un giorno è costretto a correggere il tiro definendo la nomina «un errore grave», sì, ma compiuto non dal premier bensì «dal Nuovo Centro Destra» che ha indicato il nome di Gentile. Per poi sentenziare : «Una scelta [l’elezione di Gentile, ndr] che il Pd calabrese, unitariamente, non condivide e che chiede sia rivista».

In pratica, o fra il renziano Magorno e il neo premier la comunicazione in entrata ultimamente si è interrotta, o l’auspicio del neo segretario regionale si era realizzato persino troppo bene, con la brutta pagina del tutto dimenticata nell’arco di poche ore.

Per il resto un Pd calabrese sostanzialmente n. p., non pervenuto (in fondo Gentile è stato pur sempre eletto nel suo di governo), o che si esprime fuori dei tempi massimi, come i due ex candidati alla segreteria regionale, il civatiano Mimmo Polito, che definisce la nomina «uno schiaffo per l’intera Calabria ed un soffocamento anche della speranza per le ambizioni di rinnovamento del nostro partito» invitando all’unione per dire «No a Gentile», o come il cuperliano Massimo Canale, che ha atteso di ascoltare la registrazione colle proprie orecchie, per poi chiedere addirittura, con grande ottimismo, il rifiuto dell’incarico da parte dello stesso Gentile «in attesa di chiarire la sua posizione, soprattutto ai calabresi».

A conti fatti, “il caso Gentile” pare un vero e proprio boomerang per le speranze del governo Renzi, dimostrando però come la sotto-stimata informazione online sia in verità molto efficace (la notizia del “bavaglio” si è diffusa proprio tramite i quotidiani online, con buon pace di De Rose) e la Calabria sia, ancora una volta, una terra quanto meno poco ascoltata, per non dire del tutto dimenticata.


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