Fuga da Facebook. Le grandi aziende salutano, ringraziano e cambiano strada. La notizia arriva dal Financial Times secondo cui, alcuni importanti brand avrebbero quasi del tutto deciso di sospendere la pubblicazione di pubblicità su Facebook. Alla base della riflessione ci sarebbe l’evidenza che gli annunci pubblicitari sarebbero stati piazzati al fianco di altri contenuti ritenuti offensivi. Tutto ciò è avvenuto per via del sistema stesso che regola la comparsa degli annunci che, secondo le preferenze espresse dall’utente e le ricerche da lui effettuate, fa visualizzare alcuni annunci piuttosto che altri.
Una personalizzazione molto mirata ma non sempre gradita a chi decide di investire nel sistema di advertising proposto da Facebook. In particolare, il Financial Times fa sapere che le aziende vicine al ripensamento in merito agli annunci pubblicitari su Facebook sarebbero la Unilever, la Nissan e la Nationwide, preoccupate dal pessimo ritorno di immagine derivante dal veder accostato il nome dei propri prodotti accanto a contenuti a sfondo misogino.
Il problema è noto da tempo e lo staff di Facebook sta già lavorando non solo alla rimozione dei contenuti offensivi ma anche ad un sistema di monitoraggio degli stessi più preciso, con conseguenti azioni severe nei confronti degli autori. Tuttavia al momento andare a ricalibrare completamente il sistema pubblicitario è complicato o comunque è una soluzione necessaria ma meritevole di più tempo. Proprio per questo motivo, data l’evidenza del fatto che non esiste uno strumento tecnologico atto a selezionare preventivamente gli annunci e le immagini collegate, le aziende avrebbero deciso di evitare di investire in pubblicità su Facebook, in attesa di una soluzione alla questione.
Tutto ciò avviene proprio in un momento in cui il colosso dei social network ha visto crescere i suoi ricavi nei primi tre mesi del 2013 (+38% rispetto allo stesso periodo del 2012), proprio per via degli investimenti delle aziende effettuati grazie ai nuovi strumenti di pubblicità mirata. Da Facebook si fa sapere che si sta cercando, anche con l’aiuto di associazioni per i diritti delle donne e con i consigli di avvocati specializzati, di migliorare le guidelines e le best practice in casi come questi. Allo stesso tempo si è annunciata una presenza più capillare di moderatori, non solo per favorire gli introiti attirando nuovamente le aziende, ma anche per offrire un luogo virtuale più “pulito” per tutti gli utenti.