Lode alla ministra all’Istruzione Stefania Giannini: i temi di letteratura degli esami di Stato vertono su due premi Nobel meridionali: Grazia Deledda e Salvatore Quasimodo.
Mi fa piacere ammettere che mi sono sbagliato: dopo il mio ennesimo rimprovero, dalle pagine del “Mattino”, per l’esclusione, da quattro anni e per dictat ministeriale, dei poeti e autori meridionali dai programmi d’insegnamento nei licei della letteratura del Novecento, la ministra dette un’intervista a Marco Esposito e si impegnò a provvedere, perché l’epurazione razzista sia rimossa.
A compierla fu l’impresentabile ministra Gelmini, di arcoriana elezione, leghista di fatto, ma in Forza Italia; ma la avallò il presunto “tecnico” Francesco Profumo, che nel successivo governo Monti tentò anche di dividere la scuola in tre: del Nord, del Centro e del Sud (indovinate favorendo quale latitudine…); e la confermò la successiva ministra del Pd, Maria Grazia Carrozza, che emanò pure il decreto ammazza-università-meridionali, grazie a criteri latitudinari che pongono in cima alla lista delle università “migliori” (nel senso già detto) casualmente quella diretta da lei, a Pisa.
Dopo aver visto operare nella stessa direzione ministri, tutti del Nord, di centrodestra leghista, senza partito (ma abbiamo capito tutti come la pensa, vero Profumo?), e di centrosinistra, io all’impegno della Giannini credevo poco, anzi pochissimo, diciamo pure per niente.
Invece ho sbagliato. Lo riconosco e non potete immaginare quanto mi faccia piacere.
Ora due cose:
1) speriamo che gli insegnanti se ne siano fregati delle “indicazioni” razziste del ministero che hanno cancellato anche i premi Nobel per la letteratura, se meridionali, e abbiano parlato agli studenti di Deledda e Quasimodo.
Se no, speriamo che gli studenti abbiano provveduto magari da soli, giusto per scoprire quanto siano pericolosi questi scrittori meridionali, per costringere il ministero a non farli conoscere agli studenti. Perché, sugli esclusi ora i ragazzi stanno scrivendo…
2) la ministra Giannini ha ora un compito più gravoso: buttare nel luogo che merita il decreto ammazza-università-meridionali della Carrozza e vararne velocemente uno più equo, che ci faccia assomigliare a un Paese un po’ più civile, senza le scuole per i bianchi del Nord e quelle, da chiudere, degli abbronzati del Sud.
Perché a Sud, signora ministra, le università stanno già chiudendo i corsi, i professori se ne stanno andando (i migliori, s’intende) e gli studenti li hanno già preceduti nella fuga.
Un gesto lo ha appena fatto. Ora c’è un’opera di giustizia e civiltà che l’attende. Giuro che le porto i fiori.