Nonostante un festival che non ha dato molto spazio alla vera musica italiana bisogna riconoscere che, fortunatamente per la musica italiana, a vincere il Festival di Sanremo è stato Antonio Diodato.
Ma Diodato rappresenta la musica indipendente italiana che rappresenta il 95% del panorama musicale del nostro Paese.
Infatti già dal 2007 con un EP autoprodotto fu presentato al MEI – Meeting Etichette Indipendenti di Giordano Sangiorgi a Faenza, uno degli eventi più importanti per il mondo della musica italiana.
Negli anni successivi grazie al produttore Daniele Tortora (già con Afterhours, Roberto Angelini, Niccolò Fabi e Planet Funk) riuscì ad emergere facendo parlare molto di sé e arrivò qualche anno dopo al sostegno della città dove è cresciuto, ossia Taranto, con il “Primo maggio taratino” che negli anni è diventata il simbolo di una città che non si arrende.
Possiamo dire che Diodato è stato uno degli “emergenti” che finalmente è “emerso” grazie anche al sostegno artistico di Daniele Silvestri che lo ha voluto nell’album intitolato “Acrobati” del 2016 con la canzone “Pochi giorni”.
Due anni dopo, nel 2018, con Roy Paci si presentò a Sanremo conquistando un ottimo ottavo posto per un artista che, ancora oggi e nonostante abbia vinto Sanremo, è poco conosciuto dal grande pubblico.
Mettiamoci anche che nel 2017 arrivò alla storica etichetta Carosello records con cui pubblicò il suo terzo album intitolato “Cosa siamo diventati”.
Possiamo dire che Antonio Diodato in arte Diodato è uno degli emergenti fortunati ma di quella fortuna che ci si crea grazie al talento e allo studio e soprattutto al fatto che non ha mai mollato.
Antonio ha dichiarato che negli anni ho preso tante batoste facendo concerti davanti a 8 persone. Stessa esperienza che dichiarò Fossati in una delle sue ultime apparizioni da Fabio Fazio nel periodo in cui presentava “La decadenza”, singolo estratto dall’album “Decadancing” (2011).
Diodato rappresenta e non poco le nuove leve dell musica italiana, quelle nuove leve pronte a ricevere il testimone dai “Big” per dare nuova linfa alla musica italiana e farla tornare alla bellezza di un tempo. Tanti sacrifici, tanto studio, tanti chilometri alle spalle e tante batoste sono queste ad aver fatto conquistare, a Diodato, un festival una volta rappresentava la canzone italiana e che mostrava tutta la sua bellezza.
Il segreto del tarantino sta nell’aver creato una rete creata con tanti sacrifici e tanto lavoro e con il suo animo gentile ha sbaragliato una kermesse con poche canzoni e tanto spettacolo e che lascia ancora spazio a quella piccola speranza di far tornare la musica italiana al centro della vita culturale italiana.
Ma se un ragazzo di talento come Diodato fosse rimasto nel calderone degli emergenti con le sue produzioni in mezzo a migliaia di canzoni pubblicate sui Digital store ogni anno il grande pubblico ci si sarebbe mai accorto dell’artista tarantino?
E se non fossero arrivata la Carosello records, Daniele Silvestri e Roy Paci e fosse rimasto solo tra le righe degli articoli di tanti addetti ai lavori che si occupano di musica sarebbe mai arrivato al grande pubblico?
Purtroppo sono domande che dobbiamo farci perché il talento di Diodato e rappresentativo per una buona fetta di tutti quegli artisti che restano nel calderone della musica emergente italiana e rischiano di non vedere mai la luce della ribalta che vanno sempre più spesso in una direzione di spettacolo/intrattenimento.
Dobbiamo essere coscienti che in Italia c’è più di una persona anzi di un artista valido su 1000 proveniente e ostaggio di quel calderone di indipendenti ma che resta sulla bocca e tra le righe di tanti addetti ai lavori sulla carta stampata e sul web perché il sistema dei network italiani è ostaggio di un sistema commercio che non fa emergere la qualità della musica in Italia e rischiamo di vedere tantissimi talenti e giovani artisti soccombere e rinunciare al proprio sogno di raccontare una storia o un’emozione sotto forma di musica e parole.
Purtroppo, lo stato della cultura in Italia è confusa e piena nuove generazioni che corrono dietro ha prodotti discografici che non costruiscono una coscienza come accadeva una volta.
Dobbiamo sempre ricordare che attraverso l’arte c’è stata, in passato, la possibilità di formare le coscienze degli individui ma con l’avvento dei Digital store, del web e di un bombardamento mediatico di ciò che vogliono far passare per musica si sta avendo un degrado culturale che dovrebbe allertare e non poco per il futuro non solo della cultura in Italia ma della società.