Lo Stato riconosca a Roberto Mancini, l’‘ecopoliziotto-eroe’ che ha speso e perso la vita, in seguito a una grave malattia contratta in servizio, nella lotta alle ecomafie scovando discariche di rifiuti pericolosi e scoprendo quella che in Campania sarà poi chiamata la ‘terra dei fuochi’, la Medaglia d’Oro al Valore Civile.
E’ quanto chiede, in una nota, il presidente dell’Osservatorio tecnico-scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, Gianpiero Cioffredi. “Roberto Mancini – afferma – è stato un grande servitore dello Stato grazie al quale sono emersi i legami tra traffico dei rifiuti tossici in Campania e Lazio, camorra, colletti bianchi e imprenditori disonesti“.
“Prima nella Criminalpol e poi come consulente della Commissione Parlamentare sulle Ecomafie – ricorda Cioffredi – ha svolto numerosi sopralluoghi nelle discariche dei casalesi sapendo bene i rischi a cui andava incontro respirando e calpestando i veleni su cui indagava. E’ proprio una commissione ministeriale che ha confermato come il tumore di cui si era ammalato fu la tragica conseguenza della sua attività di indagine a cui segui un risarcimento di soli 5000 euro“. Secondo il presidente dell’Osservatorio, “Roberto Mancini ha sacrificato la sua vita per salvare tante vite umane tra il basso Lazio e il casertano, terre dove senza le sue indagini oggi continuerebbero le scorribande di camorristi senza scrupoli dediti ai traffici di rifiuti tossici. Siamo tutti in debito verso Roberto e la sua famiglia, a cui va la nostra affettuosa vicinanza, ma lo è particolarmente lo Stato di cui il poliziotto Mancini era uno straordinario servitore“. “Ci permettiamo di rivolgerci al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al Presidente del Consiglio Matteo Renzi affinché possano valutare – conclude – il riconoscimento della Medaglia d’Oro al Valore Civile per Roberto Mancini come segno di riconoscenza verso un uomo che grazie al suo lavoro ha rappresentato la faccia più bella di uno Stato che combatte le mafie e tutela la vita dei cittadini“.
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