La Sicilia colpì i Normanni per la bellezza del territorio e per la prorompenza della natura.
Fiori, frutta, profumi, un paradiso terrestre. E la invasero.
Federico ll di Svevia, rinunciò ad esercitare pienamente la sua carica di imperatore del Sacro Romano Impero, per trasferirsi in Sicilia ed impiantarvi il suo regno.
La bella isola sdraiata nel Mediterraneo è stata il più grande crocevia di popoli d’Europa.
Greci, Fenici con i loro empori, Punici per l’immenso granaio, Romani per le medesime ragioni. E poi i cosiddetti barbari: Vandali ed Ostrogoti con il loro regno.
Poco più in là i bizantini e gli arabi, che vi istaurarono un emirato che durò circa due secoli, ma portò effetti sulla cultura per quasi mezzo millennio.
L’isola siciliana è stato un grandissimo luogo di passaggio e continua ad esserlo. E’ la porta dell’Italia e la porta dell’Europa.
Detto tutto ciò, chi deve piangere i morti di Lampedusa e della costa siciliana: i Siciliani? Gli Italiani? Gli Europei?
Dico questo per la surreale lite di ieri tra il ministro degli Interni Angelino Alfano e la commissaria europea all’immigrazione Cecilia Malmstrom.
Surreale perché la commissaria ha affermato che: “l’Italia deve dire cosa vuole esattamente”. Ed ancora: “Abbiamo richiesto nel mese di marzo indicazione concrete ma non abbiamo ricevuto risposta.”
Alfano ha replicato: “Parole fra il provocatorio ed il ridicolo”.
Allora mi chiedo: se dopo anni di tragedie seriali, siamo ancora alla domanda “l’Italia dica cosa vuole?”, questi morti non hanno più paternità.
Siamo allo scaricabarile, alla presa di distanza, al gioco della mosca-cieca.
Di chi sono questi morti? Di chi i sopravvissuti? Di chi i migranti che ce l’hanno fatta a sbarcare?
Secondo logica sono uomini del continente africano che entrano nel continente europeo. Che lo facciano via Grecia, Spagna, Italia, è solo una questione di carattere geografico e quindi di esposizione geografica.
Eppure quei morti li piangiamo noi, uomini del Sud. Perché vediamo i loro cadaveri sulle nostre spiagge, gli occhi spiritati dei bimbi in braccio alle madri che scendono dalle carrette del mare, gli uomini smunti che s’aggrappano ad una rete dei campi di raccolta.
Ma il fatto di commuoverci per la loro sorte non ci da’ la paternità del loro futuro. Perché oggettivamente non abbiamo i mezzi per assicurarlo, perché non siamo nemmeno la loro terra promessa, ma un luogo di transito.
Il Sud è la sede della loro tragedia, ma la colpa della loro fuga risiede nella crudeltà dei regimi dittatoriali da cui provengono. E la responsabilità di una mancata accoglienza va rimandata alla casa madre europea.
I migranti non partono dall’Africa per la Sicilia. I migranti del mare fuggono in Europa.
E l’Europa che fa? Purtroppo ci sbeffeggia e li sbeffeggia, con dichiarazioni da burocrazia e non da diplomazia.
Continueremo a commuoverci e a soccorrere, tragedia dopo tragedia. Ma qualcuno ci aiuti. Il problema e’ arrivato al punto di un’obbligata soluzione dell’Unione Europea.
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