Da una lettera su carta intestata di Adolf Hitler, scritta da una spia americana in Germania ai tempi del fuhrer, al fucile di Osama Bin Laden, trovato accanto al cadavere del leader di al Qaida. Passando per monete da un dollaro d’argento che nascondono macchine fotografiche in miniatura. Sono 70 anni di spionaggio quelli raccontati dai cimeli nascosti nel museo più segreto del mondo. E’ il museo della Cia, tra labirinti di corridoi e di edifici nel quartier generale della Central Intelligence Agency a Langley, in Virginia.
Per la prima volta ha aperto le sue porte alle telecamere, quelle della tv americana Nbc. Creato negli anni ’90, il museo custodisce i gadget usati dai veri James Bond, ed i ‘trofei’ di operazioni segrete, coprendo una storia che va dalle attività in Europa durante la seconda guerra mondiale del cosiddetto ‘Ufficio dei servizi strategici’, in sigla ‘OSS’ – precursore della Cia – alla guerra contro il terrorismo internazionale. “Gioiello della corona“, in una teca di vetro, è il fucile ‘AK-47‘ di marca russa ma con falsa iscrizione in cinese appartenente ad Osama Bin Laden: l’arma giaceva accanto al suo letto quando il terrorista fu ucciso dai Navy Seal nella roccaforte di Abbottabad, in Pakistan.
Di fianco anche una pietra delle mura del covo di Bin Laden, un plastico del ‘compound’ su cui gli agenti speciali si addestrarono per mesi prima di lanciare l’attacco, e un forziere colmo di lapislazzoli: pietre sequestrate in vari nascondigli di al Qaida, usate per finanziare operazioni del terrore. ”Non so come sia arrivato qua, ma sono felice sia nel mio museo”, ha commentato il direttore del museo. Tra le curiosità, in esposizione per pochissimi privilegiati (praticamente solo i dipendenti della Cia) anche il più piccolo velivolo usato per superare le fila nemiche mai costruito: una finta libellula di metallo.
Poi ancora pipe con videocamere in miniatura e contenitori segreti in cui lasciare messaggi. Considerata di grande valore anche la lettera scritta su carta intestata di Hitler da Richard Helm, responsabile dell’OSS in Germania durante il nazismo e futuro direttore della Cia dal 1966 al 1973. Nella missiva indirizzata al figlio Dennis di soli tre anni, Helms scrive: ”Caro Denny l’uomo che avrebbe potuto scrivere su questo foglio una volta controllava l’Europa. Oggi e’ morto. Aveva sete di potere e scarsa considerazione degli esseri umani. La sua morte, la sua sconfitta sono stati un beneficio per l’umanità. Ma a migliaia sono morti per questo, il prezzo per liberare la società dal male è sempre alto. Con amore, papà”.
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