“Ci appelliamo ai media nazionali, territoriali, in particolare a Palermo e nelle città dove le culle sono state installate, alle Istituzioni e agli Enti Ospedalieri, affinché ci aiutino ad amplificare sempre più la conoscenza di queste possibilità per le mamme in difficoltà salvando così preziose vite”.
Lo dicono i partner del “progetto Ninna ho” Mariavittoria Rava (presidente fondazione Francesca Rava) e Giovanni Rebay (Partner di Kpmg S.p.A) dopo la vicenda del neonato abbandonato a Bagheria.
“Il progetto ninna ho è nato proprio con l’obiettivo di ridurre e arginare questo grave fenomeno, attraverso l’informazione sulla possibilità consentita dalla legge italiana di partorire in anonimato e, se la madre è in grave disagio, di lasciare in ospedale il neonato che verrà affidato a una nuova famiglia – aggiungono -. Ogni donna può ricorrere alle strutture pubbliche e avvalersi del diritto all’anonimato, senza temere l’espulsione, se clandestina, ma vivere l’ospedale come ‘luogo amico’”.
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