La Fase 2 annunciata da Conte, prenderà il via il 4 maggio: i negozi al dettaglio riapriranno il 18 maggio, e i parrucchieri l’1 giugno.
Il ritorno alla normalità è ancora lontano e dipenderà dal comportamento degli italiani. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nell’ultima conferenza stampa del 26 aprile, ha illustrato la Fase Due, che prevede un lieve allentamento delle misure di contenimento del coronavirus. Il provvedimento avrà efficacia dal prossimo 4 maggio, quando riapriranno aziende manifatturiere e negozi all’ingrosso. Tra gli ultimi a rialzare la saracinesca ci saranno estetisti e parrucchieri. Chi si occupa dei servizi per il benessere alla persona, infatti, dovrà aspettare l’1 giugno. Una data che ha fatto infuriare gli operatori del settore, preoccupati che la crisi possa travolgere le loro attività, e che ha scatenato anche un po’ di ironia sui social.
Illustrando la Fase due, la data indicata da Conte non appare verosimile, dal momento che l’1 giugno è un lunedì, giorno di riposo per i parrucchieri e gli operatori del settore benessere. Questi ultimi non potranno riaprire neanche il 2 giugno, giorno in cui l’Italia celebra la Festa della Repubblica. Insomma, potranno tornare al lavoro solo dal 3 giugno. L’annuncio ha scatenato il putiferio sui social, ma anche l’ ironia di alcuni. C’è chi dall’annuncio ha tratto una breve storia triste, una tipologia di post molto diffusa sui social, chi si è divertito a ipotizzare come saranno le chiome delle donne fino a quella data senza nessuno che se ne prenda cura.
Facebook e Twitter sono inondati da ore da commenti a metà tra l’ironia e la seria arrabbiatura. “Solo un maschio poteva annunciare la riapertura dei parrucchieri il primo giugno. Cioè un lunedì”. “I parrucchieri che vogliono riaprire il 1° giugno ma è lunedì allora il 2 ma è festa: è una tragedia nella tragedia” osserva tanta gente sui social. E così che in poche ore l’hastag #parrucchieri si è piazzato ai primi posti nelle tendenze di Twitter in Italia.
Inoltre, c’è chi pensa che una riapertura identica in tutte le regioni sia un errore, si sarebbe dovuto tener conto delle differenze sostanziali che c’è sui territori nazionali. Trattare in ugual misura il parrucchiere lombardo e quello del Molise o della Basilicata risulta non seguire una logica. Applicare alla stessa maniera disposizioni in Regioni come la Lombardia con 72889 contagi e Regioni come il Molise con 296 contagi sembra una scelta senza senso.