Martedì 8 aprile, a Milazzo (Messina), si è svolto un evento organizzato dalla Legambiente su un tema di importanza cruciale: le bonifiche dei siti SIN. Primo incontro di un “Tour siciliano”, nelle parole del Ciafani, avente ad oggetto un argomento sul quale forte è il dibattito instauratosi proprio nel territorio di Milazzo, della Valle del Mela e di alcuni altri comuni limitrofi in merito all’inquinamento dei siti industriali e alle mancate bonifiche degli ultimi 40 anni (o più) di attività.
Come affermato dallo stesso presidente regionale dell’associazione, Mimmo Fontana, Legambiente aveva già preso una posizione in merito quando, nel lontano 2006, si interrogava sulla necessità di procedere a bonifiche mirate non soltanto a rendere il sistema industriale conforme alla normativa di riferimento, ma soprattutto a rendere ecosostenibile e rispettoso del diritto alla salute un processo di per sé gravemente pericoloso per la stessa.
A distanza di 7 anni, gli stessi intervenuti hanno constatato che la situazione è addirittura peggiorata, non fosse altro che per il fatto che proprio in assenza delle necessarie, seppur omesse, bonifiche l’impatto ambientale, e quindi sulla salute, non può che essersi aggravato.
Green Italia prende, quindi, atto degli aspetti positivi di un convegno organizzato dalla massima associazione ambientalista presente sul palcoscenico europeo, per di più presentato in un luogo già vessato e brutalizzato dall’attività mal monitorata delle raffinerie che in quei territori insistono.
La stessa Legambiente, infatti, ha presentato un importante rapporto sullo stato dell’arte in merito alle bonifiche dei SIN nazionali: il Dossier “Bonifiche dei siti inquinati: chimera o realtà?”. Punto di partenza chiaro e solido per un’azione che, dal problema delle bonifiche, urgente ed essenziale, è suscettibile di investire altri spazi di intervento, fino ad arrivare alla sua declinazione naturale: la tutela della salute e, quindi, della vita.
Il Dossier presentato a fine gennaio potrebbe, quindi, essere interpretato anche come una risposta decisa all’inazione di un’amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco Carmelo Pino, poco efficace nel contrasto all’inquinamento industriale. Inoltre, e spesso, tale “impotenza” è risultata essere foriera di forti contrasti tra le istituzionali locali e la cittadinanza, creando disagi e disomogeneità sociali di non poco rilievo se si guarda alle dimensioni di un comune come quello di Milazzo. Lo stesso sindaco ha più volte tacciato alcune voci fuori dal coro di fare allarmismo sociale esclusivamente perché si limitavano a ribadire con determinazione i dati e i rischi già evidenziati dall’OMS nel suo “rapporto choc” del 2013.
Teniamo, quindi, in grande considerazione la constatazione fatta nel Dossier del gennaio 2014 nella parte in cui si afferma:
“le lacune e l’improvvisazione con cui si sta gestendo la bonifica di milazzo si evincono a partire dal decreto di perimetrazione dell’11 agosto 2006 del ministero dell’ambiente (…). nella norma si riporta testualmente che la perimetrazione del sito è provvisoria e che l’inquinamento è da addebitarsi alle seguenti cause : ” le cause che adducono alle bonifiche sono riconducibili: all’inquinamento atmosferico, del suolo, del sottosuolo e delle falde acquifere derivante dall’utilizzo dei prodotti petroliferi sia della raffineria che della centrale termoelettrica. le caratterizzazioni eseguite hanno mostrato una diffusa contaminazione dovuta alla presenza di “benzene, toluene, xilene, benzo(a)pierene, policlorobifenili (pbc), tetracloroetilene e metalli pesanti come : nichel, cromo, piombo, rame, manganese per la sola falda acquifera.”
Le relazioni di causa effetto diventano oggi palesi. Se è vero che i livelli di contaminazione e inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo e del sottosuolo sono elevatissimi e “storici”; se è vero che il monitoraggio è stato pressoché assente, cooptato dagli stessi inquinatori e, per questo, di scarsa rilevanza; se è vero che sin dal 1990-91 studi epidemiologici del CNR, dell’ISS e dei centri Epidemiologici di Sicilia e di Roma presentavano dei livelli di morbosità e mortalità in eccesso nei siti identificati prima come siti a “grave rischio di crisi ambientale”, poi come SIN…allora, è più che plausibile affermare che chi da anni denuncia malformazioni, morti e cattiva gestione abbia ragione e dica la verità.
In questo Dossier, documento che diventa per questo fondamentale nella battaglia ambientalista che abbraccia il diritto alla salute e sfocia, come già nell’affermazione del diritto alla vita, si ritrova il fondamento delle battaglie di chi denuncia oggi il potere industriale facendo leva sul principio del “chi inquina deve pagare”!
La presenza del sindaco di Milazzo all’incontro di ieri rafforza la speranza che si sia arrivati finalmente ad una sorta di spartiacque, poiché non si può più far finta di non vedere gli effetti collaterali devastanti che un’industria senza controlli ha prodotto sul territorio di Milazzo e, più in generale, della regione Sicilia: una perdurante miopia, quella sì, sarebbe allarmante.
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