Un anniversario così importante, cento anni di storia, non è in sorte a chiunque tantomeno nel mondo del calcio. Il Foggia gode di questo privilegio: oggi è il giorno del suo centesimo compleanno. Una storia che ha inizio nel 1920 un tempo remotissimo e che cade in un momento che potremmo definire quello di un tempo senza tempo. Una sorta di sospensione che ci vede tutti accomunati in un medesimo destino. Mai come prima di adesso infatti la sorte degli essere umani è intimamente legata al destino di ognuno.
Una festa dunque in un tempo anomalo, ma pur sempre una festa. Un’occasione per uscire dal grigiore di questi giorni e sorridere, gioire. Ogni tifoso del Foggia, sono tanti e presenti in varie parti del mondo, avrà un suo ricordo con il quale festeggiare. Una promozione, un gol, una vittoria, un calciatore. Una maglia.
La maglia: rossonera a strisce verticali, pantaloncino nero e calzettoni neri con risvolti rossi. La maglia con la quale il Foggia gioca al Pino Zaccheria, il suo stadio. Bianca con bande orizzontali rossonere al collo e alle maniche, pantaloncini e calzettoni bianchi con risvolti rossoneri quando gioca in trasferta. Quando la numerazione dei titolari era dall’1 all’11. Il 12 era del secondo portiere e poi dal 12 al 18 gli altri calciatori in panchina, dai difensori agli attaccanti.
«Che ha fatto il Foggia?», è stata e continua ad essere la domanda ricorrente nei dopo partita.
Una storia d’amore senza uguali quella tra la squadra di calcio del Foggia e i suoi tifosi. Una squadra che da sempre non rappresenta solo la città di Foggia, ma anche la sua provincia e, nei momenti di massimo splendore orgoglio di tutta la Puglia. Tranne ovviamente le rivalità storiche che, se delimitate solo alle partite di calcio, rappresentano uno degli aspetti più belli del calcio e del tifo calcistico.
Una storia centenaria come quella del Foggia è ricca di storie, di personaggi. Di vittorie, di sconfitte. Di gioie, di dolori. È ricca soprattutto di un tifo che ha pochi eguali in Italia e che è esploso come poche altre volte prima in occasione degli ultimi campionati di serie B. Le trasferte di Cesena, Ascoli Piceno, Parma e molte altre ancora, sono a testimoniare di un amore che lega in modo indissolubile quella maglia ai suoi tifosi.
Per quanto riguarda invece l’ambito più propriamente sportivo, una caratteristica che lega tutte le squadre che si sono succedute in questi cento anni è la qualità del gioco espressa sul campo. Tranne qualche rara occasione Foggia si è sempre contraddistinta per il modo con cui ha cercato la vittoria, le vittorie. Merito delle società che hanno dato questi imput e degli attori protagonisti in campo di queste prestazioni. Gli allenatori innanzitutto, quasi sempre leader carismatici, Oronzo Pugliese, Tommaso Maestrelli, Ettore Puricelli, Zdeněk Zeman, Roberto De Zerbi, Giovanni Stroppa per citarne alcuni. Tantissimi i calciatori di grande talento e qualità che hanno vestito i gloriosi colori rossoneri, sarebbe un torto grande nominarne qualcuno a scapito di altri, ne cito uno solo a nome di tutti: il capitano, Gianni Pirazzini.
«Ci sono nel calcio dei momenti che sono esclusivamente poetici: si tratta dei momenti dei “goal”. Ogni goal è sempre un’invenzione, è sempre una sovversione del codice: ogni goal è ineluttabilità, folgorazione, stupore, irreversibilità. Proprio come la parola poetica. Il capocannoniere del campionato è sempre il miglior poeta dell’anno […] Il calcio che esprime più goals è il calcio più poetico».
È questo un pensiero di Pier Paolo Pasolini, uno dei più grandi intellettuali italiani del Novecento, grandissimo appassionato di calcio.
Pasolini sostiene che il calcio che esprime più goals è il calcio più poetico, e dunque il Foggia e i suoi tifosi hanno sempre avuto il privilegio di vivere di poesia perché da quelle parti subito dopo la domanda «Che ha fatto il Foggia?», la seconda era «E chi ha segnato?».
Auguri al Foggia e a tutti i suoi tifosi. Auguri belli, bellissimi.
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