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C’è chi dice no all’eolico selvaggio nonostante minacce e intimidazioni
29 Lug 2013 16:12

Emilio Izzo è uno che il Molise lo conosce, lo conosce benissimo, perché lavora alla soprintendenza ai Beni Culturali, e deve girarlo. Emilio è talmente legato al suo lavoro, talmente attaccato a quello che c’è in Molise, che spesso lo vediamo, e sentiamo, denunciare il massacro sistematico del territorio, sue sono molte delle battaglia contro l’eolico selvaggio, o per la difesa del paesaggio.

Però, c’è un però, Emilio ha subito minacce e intimidazioni, ma è stato praticamente lasciato solo dalle Istituzioni, ma anche dai cittadini, per i quali lui combatte, lo abbiamo incontrato per questa intervista, capelli lunghi, due orologi, uno per ogni polso, un suo vezzo, borsa di cuoio in cui custodisce documenti e articoli, iniziamo a parlare cosi delle varie situazioni, fino a quando lui stesso entra nel merito.

“La situazione è complessa – dice Emilio – ho iniziato a muovermi da molto tempo contro l’eolico selvaggio. Da due anni, le Procure sarde, siciliane e calabresi hanno aperto delle inchieste giudiziarie proprio sull’eolico selvaggio e sugli interessi della malavita organizzata, coinvolgendo alcune società che fanno affari anche in Molise, in cui sono emersi nomi e fatti inquietanti che ci riguardano, Da quel momento, però, e grazie all’opera di denuncia di Emilio e di alcuni suoi amici furono stoppate quasi tutte le autorizzazioni nella zona dell’alto Molise. “Spesso a comparire sono società piccole ma che hanno alle spalle altre società di ben altro spessore – continua Emilio – certo quelle che compaiono hanno un capitale sociale di diecimila euro con i quali non ci fai nemmeno le pratiche, per intenderci, allora cosa succede? Succede che in Molise grazie alla legge che tutti conoscono, la cosi detta “legge Berardo” dal consigliere regionale che l’ha partorita – dice Emilio – non hanno definito i criteri da applicare sul territorio regionale e ancor più non hanno creato ostacoli di sorta al numero di impianti. Ebbene Berardo liberalizzò tutto e l’allora Assessore al ramo, Marinelli, si dimise in forte contrasto proprio con Berardo, e invitò tutti a riflettere sulle “altre cose che ruotano in modo oscuro intorno al mondo delle rinnovabili”. Quali siano queste altre cose nessuno lo sa perché nessuno ha dato ascolto alle parole di Marinelli, che per me restano inquietanti”. Tutte le società in odore di mafia, o comunque di malavita organizzata che in altre regioni, dove le procure stavano smantellando le organizzazioni non trovarono più posto, pensarono bene, grazie a questa legge, di venire in Molise a fare i loro affari. “Ma io avevo già denunciato, molto tempo prima questa situazione – dice con amarezza Emilio – il caso di Frosolone è emblematico, dove hanno devastato una montagna e un paesaggio che a tutto doveva servire ma non ai pali eolici, poi ci furono Vastogirardi e Capracotta, mete tra le più ambite a livello turistico, le hanno letteralmente massacrate. Da qui le mie denunce di anni prima, rimaste inascoltate per il semplice motivo che, lavorando io nel pubblico e attaccando chi nel pubblico stava autorizzando tutto ciò, ero sistematicamente emarginato dall’amministrazione di appartenenza, perché si dice che un dipendente non può mettere in cattiva luce la sua stessa amministrazione, ma questo che significa? Che solo perché io lavoro in quella data amministrazione, e questa fa delle schifezze sul territorio, io non ne debba parlare o denunciarle?! Purtroppo questo è il risultato di una legislazione nazionale che va in questo senso ma che personalmente aborrisco e non rispetto. Da allora iniziai a contrastare il soprintendente Pagano, che guarda caso è dietro tutte le autorizzazioni che sono state rilasciate nel passato con il bene placido dei politici che non aspettavano altro, e non me ne voglia nessuno, ma anche loro hanno grandi colpe. Certo, un conto è un politico che si macchia di certi atti, altro è un dirigente deputato alla tutela quale, il soprintendente Pagano, che oggi è sotto inchiesta, anzi credo rinviato a giudizio, il quale ha barattato il territorio per un pugno di lenticchie. Questi in sintesi i fatti che dimostrano come le alte sfere sfuggono al controllo del superiore ministero (diciamo così) nel loro mandato, mentre io mi becco le minacce e le ritorsioni dei superiori. Ma di questo vedremo più avanti. Poi arriva Famiglietti, l’attuale direttore dei Beni Culturali molisani che su quest’argomento si è impegnato molto a costo di sbagliare in altre direzioni. Mi spiego meglio. L’alto dirigente certamente conosce bene il Codice del Paesaggio avendone elaborato lui stesso alcune parti, ma quest’aspetto piuttosto che risultare un valore aggiunto, è diventata un’aggravante perché, se è vero che lui sta perseguendo con impegno l’aspetto del “no all’eolico selvaggio”, dovrebbe conseguentemente difendere il paesaggio da ogni altro tipo di attacco, come la cementificazione selvaggia che sta causando i danni più rilevanti in assoluto. E’ ormai noto a tutti che in Europa, l’Italia è il paese con il più alto tasso di cementificazione e se consideriamo che deteniamo il 60 per cento e oltre del patrimonio culturale in tutte le sue sfaccettature, questo la dice lunga su come stiamo massacrando questa terra, siamo noi i selvaggi e nel Molise siamo particolarmente “bravi”! Rispetto a ciò, Famiglietti non fa nulla, anzi ricordo che quando in Molise arrivò “l’eroico” prof Salvatore Settis a presentare un suo libro sul paesaggio, in quell’occasione relazionai su un numero limitato di scempi che lasciarono allibito il celebre ospite e fecero arrabbiare il direttore Famiglietti. Certo c’è da dire che anche lui ha denunciato il soprintendente Pagano ma si è guardato bene di evidenziare le colpe degli archeologi e funzionari che operavano con lui allora e che oggi lavorano con e per Famiglietti, funzionari che, con la scusa di non poter sconfessare il proprio capo, permettono in modo omertoso le violenze al paesaggio! Poi domani Famiglietti andrà via e gli archeologi e i funzionari impuniti ritorneranno a colpire! Ecco, questo è il funzionamento, se cambiamo il dirigente e dimentichiamo chi, in maniera a volte complice, beatamente rimane al suo posto, non abbiamo risolto nulla, concetto valido anche al contrario, cioè se i funzionari sono onesti e il dirigente non all’altezza della situazione non viene rimosso, la frittata è servita comunque. E così facendo oltre al danno anche la beffa! Un esempio? Se il connubio funzionari-dirigenti viene condito anche dal politico, allora la miscela diventa esplosiva! Poco più di tre anni fa, l’allora assessore alla cultura della regione Molise, Sandro Arco, dichiarò in una conferenza stampa che negli ultimi anni del suo mandato, cinque per l’esattezza, aveva stanziato per il settore dei Beni Culturali e quindi girati alle soprintendenze, 50 milioni di euro senza che questi fossero serviti a un minimo di valorizzazione e fruizione dei siti culturali lasciando fermi al palo tutti i parchi archeologici, del Molise, da Larino ad Altilia, da San Vincenzo al Volturno al Paleolitico di Isernia, da Pietrabbondante al castello di Venafro e via dicendo”. Ma un’altra e non sottovalutabile colpa ha il direttore Famiglietti, anzi, direi, responsabilità principale rispetto al proliferare dell’eolico e del cemento, quella di non aver mai voluto confrontarsi con le altre istituzioni sul territorio creando di fatto il fenomeno dell’ “ognuno fa quello che vuole”. Anche qui mi spiego meglio. La prepotenza, l’arroganza, la supponenza dimostrata da Famiglietti che si è posto così al centro dell’”unica verità possibile” ha messo tutte le altre istituzioni nelle liberticide condizioni di agire secondo una propria logica creando, di fatto, mostri come appunto la legge Berardo la quale esiste sicuramente per volere di chi l’ha voluta e votata ma “pilotata” dal mancato confronto negato dal direttore Famiglietti. Ma forse sarebbe il caso anche di dire che le malefatte vanno perseguite al momento non dopo alcuni anni. L’opinione pubblica e gli organi di informazione, ricorderanno sicuramente che l’unico ad opporsi con note inascoltate mandate alla stampa nelle quali si evidenziavano le “stravaganze” del soprintendente Pagano, furono le mie, nessuno prese posizione e fu gioco facile far credere che le mie accuse erano dettate semplicemente da rivalità personali! Peccato dover scoprire a distanza di tempo che così non è stato, avevo ragione su tutta la linea, adesso tutti ne parlano ma, tant’è, Pagano non è più nel Molise, come direbbe qualcuno, promosso verso realtà più ambite. Ecco così va la vita e la storia si ripete, oggi sono solo a sottolineare l’atteggiamento di presunzione, di arroccamento e di responsabilità del direttore Famiglietti prendendomi tutti i suoi strali di vendetta, domani l’alto dirigente andrà via, (sempre che qualcuno lo voglia. A proposito ma qualcuno si è mai chiesto come mai un personaggio di così vantate capacità, ancora gravita nella piccola e dimenticata terra di Molise?!)resteranno le ceneri ed io ancora ad aver ragione, una ragione che purtroppo non può fare giustizia di un territorio vandalizzato. Questa è terra di conquista, buona per essere sfruttata da soggetti esterni alla nostra realtà, da succhiarne la linfa fino a quando non vanno via, tanto poi restiamo noi a piangerci addosso.

Come si fa ad autorizzare un parco eolico in questi luoghi, viene da pensare che ci sia un vero disegno, diciamo criminale, dietro queste cose.

Certo può sembrare strano per chi percepisce che il patrimonio archeologico è tutelato da leggi dello stato, se non vengono rispettate è perché ci sono interessi personali che le procure, se vorranno, potranno scoprire. Una società eolica ad esempio, così come da convenzione stipulata dal vecchio soprintendente, elargiva qualcosa come 50 mila euro l’anno alla struttura ministeriale competente per la tutela del bene, nella fattispecie Altilia di Sepino, come “risarcimento” chiamiamolo cosi, per i danni derivanti dalla presenza dell’invasivo eolico ma non è dato sapere come e dove questi fondi venivano utilizzati, si è parlato anche di strani acquisti, ma anche su questo saranno le procure a svelarcelo. Forse! E la domanda sorge spontanea: esistono altre situazioni simili che noi comuni mortali non conosciamo? Si è parlato a lungo negli anni di mandato di Pagano di altre strane richieste di convenzione da stipularsi su situazioni di emergenze archeologiche nella zona di Pozzilli in provincia di Isernia, centomila euro la richiesta all’ANAS per “ricerche” finalizzate al via libera dei lavori che l’Ente strade stava effettuando nella zona, anche qui una sorta di “risarcimento per evitare di bloccare i lavori pubblici. Si dice che l’allarme che allora lanciai mise sul chi vive gli addetti ai lavori e, pare, non se ne fece più nulla. Ma il fatto rimane e se noi cittadini non conosciamo i contorni nascosti di questa ed altre vicende, i soprintendenti e i direttori dei beni culturali succedutisi negli anni, certamente sanno. E come se sanno! In sintesi e in modo banale pare di capire che “il giochetto” dello scambio utile per la collettività(!) era semplice, a fronte di un’autorizzazione che forse non è il massimo per il rispetto del paesaggio e dell’archeologia, io (società) elargisco denaro per farti fare ufficialmente ricerche, che poi diventano saggi di scavo utili per il curriculum, per la carriera, per scrivere pubblicazioni e via dicendo, insomma, una svendita dei Beni per un uso personale. La riprova? Provate a fare una conta dei cantieri di scavo aperti e mai portati a termine; per chi vuole capire ce n’é abbastanza! Qui però le responsabilità coinvolgono anche altri soggetti quali ad esempio la magistratura la quale troppo spesso, nonostante le numerose denunce pubbliche, continua a essere “timida” nei confronti di un settore che sotto le mentite spoglie della cultura mette in atto altro. Forse una parte delle procure ultimamente comincia a occuparsi di questi aspetti ma lo fa in modo discontinuo e poco incisivo secondo il mio personale punto di vista. Andrebbe un plauso alla Procura della Corte dei Conti che, specialmente sull’eolico, si sta muovendo egregiamente da un paio di anni, il condizionale è d’obbligo in quanto, anche in questo caso, si sta occupando di quanto denunciato dall’apparato attuale dei Beni Culturali senza però affrontare aspetti denunciati da me e che coinvolgono proprio la dirigenza del settore quali ad esempio lo sperpero e il dispregio del denaro pubblico nel cantiere non autorizzato del castello di Venafro che oggi, grazie a coperture e ad autorizzazioni postume, si sta procedendo all’impossibile compito di salvare da un abusivo disastro paesaggistico di proporzioni bibliche, perpetrato con fondi pubblici, con altro denaro pubblico. E non sarebbe nemmeno l’unico caso.

Per tutto questo Emilio, tu ti sei trovato ad avere anche problemi personali, minacce e intimidazioni, come spesso accade in questi casi solo per aver difeso il territorio e denunciare queste pratiche, come vivi questa situazione?

Parto dall’ultima considerazione che hai fatto, la vivo con estremo disagio e dispiacere, vedi, io non sono una persona che si lascia intimidire tanto facilmente, la mia storia è lì a dimostrarlo, lo metto in conto insomma, ma ho anche una dignità da rispettare, se voglio insegnare qualcosa ai miei figli e ai giovani, devo comportarmi in questo modo. Il mio dispiacere però sta non tanto nelle minacce che pure preoccupano me, i miei familiari e i tanti amici che mi sostengono, ma nel fatto che c’è un apparato pubblico, a partire dalle istituzioni, prima di tutte quella di appartenenza, che però non va oltre la pacca sulla spalla, i colleghi di ufficio a stento mi salutano per la paura di essere coinvolti, per paura di inimicarsi il potere dirigenziale, ecco, tutto ciò fa una tristezza infinita e solo perché stai difendendo un bene di tutti dagli attacchi di affaristi e malavitosi. Se avessi voluto fare altro nella vita, se avessi voluto puntare più in alto nella scala sociale e lavorativa, non sarebbero mancate le occasioni, sarei dovuto andare a Roma presso il ministero da dove le richieste non sono mai mancate, si, ma poi qui chi sarebbe rimasto?! Terra amata ed arida allo stesso tempo, terra di compromessi e di vendita di personalità, basta assoggettarsi e puoi ambire a posti di presidenza ed altro, terra dove la gente sparisce, diventa per così dire disattenta ed in questa ottica, in questo humus la disattenzione contagia anche la magistratura. Quando i procuratori D’Alterio di Campobasso ed Albano di Isernia, nei vari appuntamenti pubblici invitano i cittadini a denunciare, a collaborare con loro per aiutare le indagini, ad agevolare il loro compito , ecco che qui scatta il “tranello” perché se veramente ti lasci convincere ti accorgerai come dopo qualche tempo ti ritrovi solo, esattamente così come è successo e ancora succede a me. Io porto le mie conferenze stampe sui luoghi che intendo denunciare, non mi tiro indietro, così si fanno i fatti, agli altri lascio le chiacchiere. Ebbene, in una di queste occasioni, davanti a una spianata recintata dove vengono “parcheggiate” pale eoliche, faccio una conferenza stampa per denunciare l’affare sporco dell’eolico selvaggio, trovandomi da lì a qualche minuto dopo affrontato da alcuni soggetti che volevano mandarmi via e solo qualche giorno dopo ho ricevuto delle minacce telefoniche nel mio ufficio (quello dal quale Famiglietti lo vuole cacciare ndr) denunciate da me senza esitazione nel giro di cinque minuti. Nelle conversazioni da me non richieste, gli interlocutori mi dicevano che volevano parlarmi e trovandosi davanti al mio rifiuto netto, alzarono il tiro dicendomi che sarebbero venuti a prendermi! Ma l’aspetto della vicenda che mi ha lasciato nell’incredulità è rappresentato dal fatto che, nonostante le mie tempestive denunce agli uomini della Digos di Isernia, della mia relazione sui fatti accadutimi nell’espletamento del mio mandato inviata a Famiglietti e da questi inoltrata alla procura di Campobasso e dopo i ripetuti inviti dei procuratori a collaborare con loro, dopo un anno e mezzo non sapevo ancora da chi dovevo guardarmi le spalle. Finalmente mi decisi a chiedere di persona agli uffici competenti presso il tribunale di Campobasso lo stato dell’arte scoprendo che avevano accorpato i due procedimenti, quello aperto ad Isernia e l’altro a Campobasso, rimettendo il tutto alla procura isernina. E poiché mi ero deciso, mi recai al tribunale di Isernia, dove nemmeno li sapevano un granché! Affrontare il procuratore Albano divenne inevitabile ma con mio vivo stupore appresi che non sapeva niente della vicenda e solo dopo aver chiesto presso la sua segreteria scoprì che il fascicolo giaceva fermo sulla scrivania di un magistrato da parecchio tempo! Lo stupore mio, misto all’incredulità, aumentò nel leggere le carte dalle quali emergeva, a sentire Albano, che erano stati individuati gli autori delle minacce e nessuno muoveva un dito! Di lì a qualche giorno dopo (ma solo perché mi ero mosso) addirittura fui contattato, credo dagli uffici della procura, che mi interrogavano sulla mia eventuale intenzione di ritirare la denuncia, il tutto telefonicamente e senza capire con chi avevo a che fare e con chi avrei dovuto conciliarmi! Morale della favola, una denuncia per minacce in Molise potrebbe andare a finire dal Giudice di pace, mentre in altre regioni se ne occupano le Direzioni Investigative Antimafia! È notizia recente quella che informa circa movimenti presso il porto di Gaeta dove sono stati scaricati numerosi componenti eolici, trasportati in diversi luoghi dai Caturano, Molise compreso, dove, come ci informa la giornalista anticamorra e parlamentare Rosaria Capacchione, esistono forti interessi della malavita organizzata che sembra avere le sue mira anche sull’impianto eolico di Altilia di Sepino così come da indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere. E qui da noi, a fronte di minacce nient’affatto amichevoli, per bene che ti vada, dopo tre anni circa c’è il rischio di essere mandato davanti al giudice di pace! E come se non bastasse, ancora più incisiva ed inquietante si fa la questione dopo che le procure, Palermo in testa, sequestrano un miliardo e mezzo di euro ad alcune società dell’eolico collegate agli ambienti mafiosi che investono anche in Molise. Insomma, mi sembra chiaro che non si può dormire su tutto ciò. Saranno anche pochi i magistrati ma una scelta sulle priorità andrebbe fatta. Vogliamo perseguire chi denuncia gli intrecci o chi li fa?
In Italia il primo centro di stoccaggio di energia proveniente dall’eolico, e anche del fotovoltaico si costruirà proprio in Molise, l’energia prodotta oggi non va da nessuna parte perché non collegata alla rete elettrica nazionale! Allora la domanda nasce spontanea: le centrali eolici che producono energia che non sono collegate alla rete a cosa servono e soprattutto perché si sono rilasciate le autorizzazioni alla loro realizzazione? La risposta mi sembra ovvia ed altrettanto spontanea, perché l’importante sta nell’ottenere i contributi ed i certificati verdi che equivalgono a moneta sonante da dividersi alla faccia del paesaggio e di chi ci crede!

Gli inquirenti hanno preso delle misure nei tuoi confronti?

Qualche tempo dopo le minacce telefoniche mi hanno tagliato le gomme dell’auto ma non l’ho denunciato, visto come andavano le cose non serviva, e poi, in questa nostra realtà provinciale, denunciare pubblicamente minacce e ritorsioni equivale al voler mettersi in evidenza! Aberrante ma è così! Se a suo tempo chi di dovere decise che non c’era bisogno di attenzione nei miei confronti, vuol dire che ognuno si tiene “le attenzioni” che si merita e lo dico con tutta l’amarezza del caso. Altrove non succedono queste cose, insomma qui rischi di essere lasciato solo anche dagli amici che potrebbero avere dei problemi a farsi vedere con te. Nessuna protezione e nessuna attenzione, anzi, per sapere qualcosa, mi sono dovuto muovere personalmente con qualche raro amico. Guarda cosa è successo relativamente alla vicenda del paleolitico di Isernia dove per aver fatto il mio lavoro nella doppia veste di funzionario e di cittadino, sono stato allontanato dalle mie attività, dalle mie competenze, dalle mie passioni ed oggi ancora di peggio accade (leggasi trasferimento ndr)e l’ho denuncio pubblicamente, e quell’apparato pubblico che dovrebbe difendere il cittadino solerte, attento e rispettoso del bene pubblico che fine ha fatto?! Sparito! Ma vado oltre, io non voglio che nessuno faccia le commemorazioni postume, le passerelle le vadano a fare altrove, noi non ne abbiamo bisogno, noi abbiamo bisogno di sostegno oggi, domani è tardi.

Emilio cosa sta succedendo in Molise?

Accade che a dispetto di una popolazione troppo distratta si fanno altri affari, noi siamo convinti che tanto da noi non succeda nulla, coltiviamo il nostro orticello e basta. Hanno avvelenato l’aria, vedi la zona di Termoli, vedi Venafro con la diossina, insomma su questo territorio fanno i loro comodi, e in pochi alzano la voce. Chi ci dice cosa buttano nelle fosse di fondazione che poi accoglieranno i pali eolici? Chi ci dice chi delinque e chi mangia sul rilascio delle concessioni? Chi ci dice perché sono stati spesi miliardi su miliardi per il patrimonio culturale senza riceverne in cambio un minimo di fruizione, di tutela e, perché no, di lavoro?
Ecco queste sono le cose assurde ma sistematiche che si verificano costantemente in Molise. La malavita è presente in Molise da anni, io e altri amici lo denunciammo già diversi anni fa ed allora fummo bollati come allarmisti, dopo poco tempo venne fuori che Prefetto e Questore di Isernia decidevano di istituire una task force contro le infiltrazione di malavita organizzata ma nessuno li tacciò di allarmismo! Ed in più, da lì a poco, entrambi, ebbero problemi con la giustizia! Ed oggi? Oggi tutti sono concordi sulla presenza della camorra ma nessuno se ne preoccupa, in molti ci fanno affari, nessuno ne fa i nomi. E se qualcuno come il sottoscritto ci prova, le conseguenze rimangono a te. Solo a te!

Solo qualche giorno dopo questa intervista ci giunge, in forma ufficiosa, la notizia che finalmente un rinvio a giudizio c’è, che in tribunale due persone andranno per le minacce al “visionario” Emilio il quale da noi sentito ci ha confermato la cosa e che fra qualche giorno informerà l’opinione pubblica sui retroscena del procedimento giudiziario. Conoscendolo, ci aspettiamo un’altra puntata nient’affatto scontata. E pensare che c’è ancora qualcuno che vuole toglierci di mezzo una delle poche voci indipendenti e libere a servizio della cosa pubblica!

L’intervista continua qui


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