Si è scatenata una guerra di potere in Campania.
Ipotesi da complotto o tasselli di un puzzle da incastrare per giungere alla verità?
È presto per dirlo, ma gli elementi per discutere e argomentare ci sono eccome.
“Ho la sensazione che ci siano pezzi di Stato contro di me”, fa trapelare il presidente della Regione Stefano Caldoro da Palazzo S.Lucia pur ribadendo “piena fiducia nella magistratura”.
Il governatore si sente accerchiato: il suo braccio “destro”, Gennaro Salvatore, e quello “sinistro”, Sandro Santangelo, sono oggetto di pesanti indagini: il primo arrestato tutt’ora ai domiciliari invia preventiva, il secondo indagato e senza il computer di lavoro sequestrato dalle Fiamme gialle.
Inevitabili le ricadute di immagine per chi aspira a ricandidarsi l’anno prossimo, ma vede franare il terreno sotto ai piedi.
La Procura di Napoli non fa sconti a nessuno, non si fa condizionare e applica l’obbligatorietà dell’azione penale.
Se ci sono indizi, si deve verificare: è la parola d’ordine che circola a Palazzo di Giustizia.
“Qualcuno potrebbe imputarci di aver coperto la politica”, l’accusa che vogliono evitare.
Ma anche il nemico storico di Caldoro, Nicola Cosentino, è al centro di inchieste, con accuse pesantissime di legami con i Casalesi.
Nell’ordinanza firmata dal gip di Napoli su richiesta dei pm Antonello Ardituro, Francesco Curcio e Fabrizio Vanorio ed eseguita dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, si dà conto di finanzieri pedinati da carabinieri. Uno scenario fosco, composto da forze dell’ordine sospettate di essere al servizio di una rete border line tra camorra e politica. Sospetti, certo. Accuse tutte da dimostrare, ma che lanciano atroci dubbi: ci sono pezzi di Stato che vanno per conto loro o addirittura l’uno contro l’altro? Roba da fine anni’70.
E se qualche anno fa alla camorra e alle lobbies interessava il business rifiuti, oggi e soprattutto domani che cosa fa gola? Frange della massoneria hanno scaricato i loro rispettivi rappresentanti, i clan cercano nuovi affari, i giudici fanno il loro mestiere.
Non è chiara la finalità di questa guerra in atto. Di sicuro ci sono Cosentino fuori dai giochi, Caldoro azzoppato, i consiglieri regionali considerati “ladri” in senso bipartisan, classe dirigente senza alcun elemento di innovazione da quando non comanda più Bassolino.
La politica non esercita il ruolo che le spetta, la sfiducia dei cittadini è altissima, la pubblica opinione è disorientata. Chi potrebbe (indirettamente e inconsapevolmente, s’intende) avvantaggiarsene?