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Borghi al Sud: Pentedattilo, il paese fantasma calabrese tra storia e leggenda

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Un amore devastante e non ricambiato, una notte di vendetta e coltelli, una strage alle luci di Pasqua. Lotte feudali, terremoti catastrofici e Il tocco del diavolo. Non è l’inizio di un film dal sapore noir, ma la storia di un borgo ultramillenario, risalente a diversi secoli prima di Cristo, in cui realtà e leggenda si sposano, dando vita a una vera fiaba che ancora oggi rappresenta la forza di questo affascinante luogo.

Il suo nome è Pentedattilo e già nella sua etimologia nasconde una parte del suo passato. Essa richiama infatti alla sua caratteristica forma che ricorda quella di una ciclopica mano con cinque dita. Purtroppo, però, oggi una parte della montagna è crollata, ma non per questo ha perso il suo intrigante mistero. Quello che un tempo era un antico castello fortificato e oggi un villaggio semi deserto, sorto in provincia di Reggio Calabria, all’interno del Comune di Melito di Porto Salvo.

Oggi è certamente uno dei centri più caratteristici dell’Area Grecanica. Il luogo ha una capacità rIcettiva di 14 turisti. Negli anni, infatti, il paese è stato abbandonato e i suoi antichi abitanti sono migrati più a valle. Solo negli ultimi anni il borgo sembra voler risorgere grazie all’attività di artigiani locali che hanno aperto alcune botteghe per la vendita di prodotti locali e di un ristorante. Uno di questi è Giorgio, la vera voce del borgo, che nel suo negozietto all’ingresso di Pentedattilo accoglie i turisti e racconta le peripezie di quella notte del 16 aprile 1686 e di ciò che accadde dopo.

Nella seconda metà del XVII secolo il paese fu tragico teatro di un crudele misfatto noto come Strage degli Alberti. A dare origine al mito delle anime della mano del diavolo furono infatti proprio le lotte intestine che si consumarono tra due famiglie, quella degli Abenavoli di Montebello e quella degli Alberti.

Si narra infatti che il barone Bernardino, della famiglia degli Abenavoli, si fosse innamorato della bella Antonietta, figlia del marchese Domenico degli Alberti. L’unione tra i due però “non s’ha da fare” perché nel frattempo Don Alberto Cortez, figlio del viceré di Napoli, conobbe la fanciulla, se ne innamorò e la chiese in sposa al fratello, che gli concesse la mano. Non passò troppo tempo che la notizia arrivò alle orecchie di Bernardino.

La vendetta fu consumata alla vigilia di Pasqua, quando il barone e i suoi fedelissimi si introdussero segretamente nel castello grazie all’aiuto di una guardia corrotta. Urla sanguinose, rumori agghiaccianti, un sonno profondo straziato dal terrore e dalla morte. Nessuno fu risparmiato dall’ira funesta del barone, se non Antonietta che fu condotta al castello di Montebello, insieme a Don Alberto Cortez, preso come ostaggio. Il 19 aprile Bernardino costrinse Antonietta a sposarlo.

Dopo non molto, la notizia di quanto avvenuto nel borgo giunse anche al viceré di Napoli che ordinò una spedizione militare verso il castello degli Abenavoli. Don Petrillo venne liberato mentre 7 esecutori della strage furono giustiziati e le loro teste mozzate furono appese ai merli del castello di Pentedattilo. Bernardo riuscì a fuggire insieme con Antonietta e a raggiungere Malta, dove – dopo essersi arruolato nell’esercito – morì nell’estate del 1692. Ottenuto l’annullamento del matrimonio, Antonietta si rinchiuse in un convento di clausura dove morì consumata dai tormenti.
La leggenda vuole che le anime di quella famiglia strappata alla vita rappresentino proprio le anime della mano del diavolo, mentre le cinque punte della mano di Pentedattilo, siano la mano insanguinata di Lorenzo degli Alberti che tornerà a vendicarsi. Chi ha visitato nel tempo quel luogo misterioso, racconta di aver visto nella notte un uomo incappucciato. Altri il nitrito di cavalli imbizzarriti.

Ciò che è certo è quello che oggi resta in quel luogo arroccato a 250 metri, sulla rupe del Monte Calvario. Ruderi fatiscenti, stradine scoscese, piante e alberi che negli anni hanno preso il sopravvento sulle rovine, resti di un palazzo da cui ammirare scorci mozzafiato. Il parziale ripristino del borgo ha condotto invece al rifacimento della pavimentazione della via principale e al restauro di alcuni edifici.

Grazie al progetto di recupero del suo notevole patrimonio artistico, il villaggio è stato ultimamente candidato a diventare Patrimonio Unesco. Giorgio, la voce del borgo, dal canto suo scherza e promette: “Se venite a visitare Pentedattilo e dormite in una delle stanze destinate agli ospiti, potrete incontrare il fantasma del borgo. Soddisfatti o rimborsati”.

Foto Igor Petyx 

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Published by
Rosalia Bonfardino