Domenica scorsa, a Cagliari, è accaduto l’ennesimo caso di razzismo negli stadi italiani.
Vittima è stato Sulley Muntari, giocatore del Pescara.
Al 23° del primo tempo, infatti, il centrocampista, originario del Ghana, si è avvicinato all’arbitro, chiedendogli di intervenire per intimare ai tifosi sardi di smetterla con i cori razzisti, come ha raccontato l’allenatore degli abruzzesi, Zdenek Zeman.
Il direttore di gara, però, stanco delle lamentele del calciatore, lo ha ammonito e, di conseguenza, Muntari ha scelto di abbandonare volontariamente il campo.
Il centrocampista ha raccontato, poi, ai microfoni di Sky che, durante l’intervallo della partita, è stato avvicinato da un bambino che gli avrebbe urlato: “buu, buu, sei un negretto“.
Ma Muntari ha risposto con una lezione di vita. Gli ha donato la maglia al piccolo e gli ha detto: “Dì a tuo padre che ti insegni a non essere razzista“.
Il bambino, a quanto ha raccontato sempre il giocatore, si sarebbe messo a piangere.
All’episodio avrebbero testimoniato alcuni testimoni.
Si è trattato, tra l’altro, di un razzismo, oltre che odioso, anche stupido.
Quei tifosi del Cagliari, ovviamente la minoranza, che hanno inveito contro Muntari si sono, forse, dimenticati del colore della pelle di Ibarbo, Dely Valdes o Luis Oliveira?