Per la prima volta nella sua storia calcistica il Benevento approda nella massima serie.
Subito si sono sprecati titoli d’effetto e ironici tutti basati sulla dicotomia tra il logo dei Sanniti, rappresentato da streghe e il risultato sportivo raggiunto dalla compagine giallorossa.
Per la maggior parte delle testate infatti, la storica promozione rappresenta un vero e proprio miracolo calcistico o una stregoneria, ma è davvero così?
Secondo, il punto di vista degli “addetti ai lavori”, infatti, il successo di questa strepitosa stagione passa da una programmazione sapiente e oculata, partita da lontano e più precisamente dallo scorso anno di Lega Pro, culminato con la altrettanto storica promozione in B. In quell’occasione, dal Mr.Auteri, venne allestito un organico composto da un sapiente mix di giocatori esperti o maturi e di giovani pronti a tutto pur di raggiungere l’obiettivo prefissato, la vittoria sul campo. Coadiuvato e appoggiato in toto da tutto lo staff tecnico e societario quell’organico sorprese tutti con una promozione diretta sul campo.
Una volta approdato in B, il Benevento ha pensato bene di non stravolgere l’organico vincitore del campionato precedente che, sia sotto l’aspetto tecnico, sia per quanto riguarda l’età, presentava i presupposti giusti per fare un buon campionato.
Ma la mossa che sorprese tutti fu la scelta dirigenziale e societaria di non avvalersi delle prestazioni dell’allenatore artefice del miracolo affidandosi a un tecnico più esperto per la categoria quale Baroni.
A buona parte dei tifosi sanniti la scelta sembrò azzardata e poco riconoscente nei confronti del tecnico Auteri che, ancora una volta, in carriera, si ritrovò a costruire realtà importanti in Lega Pro senza poter continuare anche in serie B il suo lavoro.
Ebbene quella scelta sul campo si è rivelata felice e fruttuosa, restituendo al campionato di B una squadra pragmatica e concreta, sorretta da individualità anche importanti e calciatori in rampa di lancio in grado di poter dare alla causa ancora tanto e per tanto tempo.
Ma al di là del fattore tecnico, che ha influito in misura diretta sul risultato sportivo – di pari passo con un livello tecnico medio del campionato di B di qualità tecnica appena superiore alla sufficienza e una formula tanto criticabile quanto avvincente quale quella dei play off – il vero motore trainante del Benevento è stato ancora una volta il presidente Vigorito e con esso l’enorme dose di passione sportiva e completa dedizione alla causa che l’avvocato è stato in grado di trasmettere a tutta la sua realtà sportiva.
Il presidente è destinato a entrare nel novero di quei presidenti “vecchio stampo” in grado di dare tutto sia sotto l’aspetto umano sia economico, per la causa sportiva.
Una Società che in C2 parte senza un campo d’allenamento decente e uno stadio sistemato, è stata in grado di creare, con passione e investimenti importanti, una struttura organizzativa notevole, rimodellare le strutture sportive ai suoi fini, rifondare e curare il settore giovanile (specchio essenziale per valutare l’operato di ogni società calcistica), investire ogni anno con caparbietà e ostinazione alla ricerca del risultato, il tutto senza chiedere nulla in cambio e col solo scopo di portare il Benevento il più in alto possibile: un presidente d’altri tempi in tempi attuali in cui vince invece austerità e occhio continuo ai bilanci.
Intanto complimenti al Benevento Calcio.
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