Ernesto e Filippo si conoscono da sempre, ma non si rivedevano da oltre vent’anni. Ora si ritrovano ad insegnare nello stesso liceo, l’uno italiano, l’altro matematica. A separarli sarà il complesso mondo delle tecnologie: Ernesto ha un nokia degli anni novanta e non possiede un pc, mentre Filippo è completamente assorbito da selfie, chat e incontri in rete. A vestire i panni dei due docenti troviamo due attori fantastici, quali Marco Giallini e Alessandro Gassmann. I due attori tornano sul grande schermo in “Beata Ignoranza”, il nuovo film diretto da Massimiliano Bruno. Ancora una volta il grande regista prende lo spettatore per mano facendolo sorridere e anche ridere, ma allo stesso tempo riflettere su una tematica che ci riguarda tutti: la tecnologia è davvero la padrona della nostar vita? Possiamo farne a meno? Non ci resta che andare al cinema!
Dal 23 febbraio in tutte le sale cinematografiche troviamo il tuo nuovo film “Beata Ignoranza”. Com’è nata l’idea di fare questo film?
Sono partito da questo mio post su facebook di quattro anni fa;ho capito che dovevo cambiare! Scrivevo così: “C’è Facebook, Twitter, Whattsup, la mail di Tiscali, la mail di Gmail, il blog, il sito ufficiale, Repubblica On Line, E-bay, Google Maps, Youtoube e tutto il resto… leggo molti meno libri, ascolto ogni tipo di musica che non mi interessa, leggo notizie inutili, passo il tempo a spingere “mi piace” su petizioni per salvare canili o per promuovere spettacoli qualsiasi (tutti imperdibili), leggo considerazioni pseudo-divertenti sulla vita da parte di persone che se non fosse per internet non frequenterei, sono circondato da centinaia di messaggi sarcastici, da migliaia di frasette ironiche, da foto buffe a sfondo sessuale, da vignette ironiche sul politico di turno. Sono annichilito dal nulla mentre osservo esanime foto di persone al mare, in montagna, in campagna, che giocano a freccette, che bevono un mojito, che scoreggiano, che recitano, che si baciano, che si tuffano, che urlano felici che sono giovani o che sono vecchi e conosco tutte le pose di tutti i figli di tutti i miei conoscenti che abbreviano tutto e mandano cuoricini e sorrisetti a rotta di collo. Dico spesso la parola “clicco”, sento spesso la parola “twitto”, uso più spesso la frase “te lo linko” che la frase “come stai?” Sono artefice zelante di questo mondo del nulla dal quale un giorno o l’altro forse avrò la forza di uscire. Intanto chiudo gli occhi e sogno di camminare a Villa Ada canticchiando Ragazzo Mio di Tenco, osservando bambini sgualciti giocare a pallone e aquiloni librarsi in volo nel cielo azzurro e sedendomi infine su una panchina di fianco al mio amore per sapere prima di tutto come sta e per darle finalmente un bacio”.
I protagonisti indiscussi del film sono Marco Giallini e Alessandro Gassman; perché hai scelto proprio loro?
Ritenevo fossero i migliori interpreti per la mia storia. Sono tanti anni che lavoriamo insieme, li ho già diretti in altri film come “Viva l’Italia”, “Confusi e Felici” e “Gli ultimi saranno ultimi”; ho anche scritto film per loro. Sono il meglio in Italia.
Ci racconti meglio i due personaggi che interpretano questi due fantastici attori?
Giallini è vecchio dentro, all’antica. Non chatta, non ha un computer, non ama internet e legge ancora i quotidiani cartacei. Gassman è invece un eterno Peter Pan che ama sentirsi giovane e ha mille profili su tutti i social network. Sono diversissimi l’uno dall’altro, una grande diversità che li farà scontrare.
Sono due personaggi agli antipodi che si trovano a insegnare nello stesso liceo. Insegneranno la vita ai propri studenti in modo diametralmente opposto, cioè?
Scopriranno che nella diversità spesso esistono chiavi di lettura per capire se stessi. Sono loro che cresceranno dentro.
Il vero motore del film è una scommessa tra due: uno entrerà nel mondo dell’altro. Secondo te, quanto nella vita è importante staccarsi anche solo per un momento dal proprio punto di vista per cogliere le diverse sfumature che può avere la nostra esistenza?
E’ fondamentale per capire le grandi tematiche del mondo. Sapere tutto, il più possibile, apre la mente. Bisogna conoscere, studiare, informarsi.
Dipendiamo troppo dal web? Perché? Insicurezza? Paura di afferrare la vita così com’è?
Dipendono molto dal web le persone che hanno dei difetti di personalità. Cercano un ruolo nel mondo virtuale perché spesso non ce l’hanno in quello reale. Molti che non sono brillanti trovano una loro dimensione in rete e se ne accontentano. Per questo motivo la qualità in rete è livellata e sembrano forti anche persone che hanno molto poco da dire. Al contrario molte persone interessanti nella vita reale tendono a sparire nel marasma della comunicazione online.
E’ più opportuno vedere la tecnologia come una fedele compagna di vita oppure sarebbe meglio vederla come un semplice mezzo?
E’ un mezzo per comprare biglietti aerei, prenotare alberghi e vedere in quale cinema fanno il film che ci piace. A volte è un bel mezzo per leggere qualcosa di interessante o semplicemente le notizie del giornale. La comunicazione reale tuttavia avviene vis a vis davanti a un buon caffè.
Secondo te, c’è un momento in cui potremmo dire davvero “Beata ignoranza”?
Di fronte alla violenza gratuita e all’anafettività. In quel caso bisogna prendere le distanze e cambiare strada.
Cosa vorresti arrivasse al pubblico del tuo film?
Vorrei che fosse uno spunto per riflettere!
I tuoi prossimi progetti?
Sto scrivendo un nuovo film… ma te ne parlerò tra qualche mese. Sorpresa!
Lascia un commento