L’ex capo della squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani, esce a testa alta dal processo in cui era imputato di abuso di ufficio, falso, rivelazione di segreto e favoreggiamento.
I giudici della VII sezione del Tribunale lo hanno infatti assolto, assieme ad altre dieci persone, al termine del processo sul presunto riciclaggio di soldi della camorra in alcuni noti ristoranti.
Sei gli imputati condannati tra cui i fratelli Marco, Massimiliano e Carmine Iorio, imprenditori della ristorazione; i giudici li hanno riconosciuti responsabili di avere riciclato 600.000 euro di Bruno Potenza nel ristorante “Donna Margherita” e li hanno condannati rispettivamente a cinque anni di reclusione il primo, a quattro gli altri due.
Lo stesso Bruno Potenza è stato condannato a nove anni per associazione a delinquere finalizzata all’usura e per riciclaggio; condannati anche Salvatore Potenza (sei anni) e Domenico Sarpa (tre anni).
Non è stata riconosciuta a nessuno degli imputati l’aggravante dell’articolo 7, cioè di avere agito per agevolare gruppi camorristici. Non ha retto dunque l’ipotesi accusatoria della Procura, secondo la quale i ristoranti dei fratelli Iorio (dei quali il Tribunale ha disposto il dissequestro e la restituzione ai proprietari) erano in realtà “lavanderie” di denaro fornito da boss della camorra, tra cui il collaboratore di giustizia Salvatore Lo Russo.
Analogamente, i giudici non hanno ritenuto che Vittorio Pisani abbia rivelato all’amico Marco Iorio l’esistenza di una inchiesta sul suo conto, omettendo di indagare sulla gestione illegale dei locali.
A causa del processo, tuttavia, Pisani aveva dovuto lasciare lo Sco, il Servizio centrale operativo della polizia: solo pochi giorni prima del rinvio a giudizio, nel dicembre del 2011, aveva preso parte alla cattura del boss del clan dei casalesi Michele Zagaria, latitante da 15 anni; di lì a poco, invece, prese ad occuparsi di immigrazione.
Smantellata di fatto anche la “sua” squadra mobile, i cui funzionari hanno quasi tutti chiesto e ottenuto il trasferimento in altre città. Quando il presidente Rosa Romano ha letto il dispositivo, dopo circa quattro ore di camera di consiglio, alcuni imputati assolti sono scoppiati in lacrime. Vittorio Pisani, con gli occhi lucidi, si è subito allontanato dall’aula 114, senza fermarsi a commentare la sentenza con i giornalisti.
Per l’avvocato Salvatore Nugnes, che lo ha difeso assieme al collega Giovanni Cerino, “era un processo che, almeno per quanto riguarda la posizione di Pisani, poteva anche non essere celebrato.
Pisani doveva essere prosciolto all’esito delle indagini. In ogni caso è un momento di grande soddisfazione”. Nessun commento dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo, che ha assistito alla lettura delle sentenza assieme ai sostituti Sergio Amato ed Enrica Parascandolo.
Si attendono le motivazioni per valutare l’opportunità di un ricorso in appello